Bankitalia: la primaria? di A.G. La Tecnica della Scuola, 3.11.2010 Secondo Salvatore Rossi, direttore area Ricerca economica della Banca d'Italia, oggi lo sviluppo di economia e società è appeso alla fascia alta dell'istruzione: si spenda di più per l’Università. La presa di posizione sorprende perché non sembra tenere conto delle economie derivanti dalla riforma Gelmini. A meno che non si punti a ridimensionare il sostegno. Non avranno certamente fatto piacere ad amministrazione e addetti ai lavori le forti critiche al sistema formativo italiano prodotte da Salvatore Rossi, direttore dell'area Ricerca economica della Banca d'Italia, espresse a chiari lettere durante la presentazione del libro 'Gioventù sprecata', di Tonia Mastrobuoni e Marco Iezzi: per l’autorevole esponente di Bankitalia le nostre ex elementari rappresenterebbero un sistema superato, non certo adatto ad un Paese moderno perché incentrato su un modello adatto a "società agricole arcaiche: è un tipo di scelta pubblica dove prevale l'analfabetismo. Ed è un tipo di scelta pubblica anacronistico", perchè oggi lo sviluppo dell'economia e della società "è appeso alla fascia alta dell'istruzione". L’intervento di Rossi ha destato non poco stupore tra i presenti. Se non altro perché è andato a colpire un settore, quello della scuola primaria, da tutti considerato il fiore all’occhiello del nostro sistema formativo: "in Italia, in rapporto al Pil, nell'istruzione primaria – ha sottolineato il direttore - si spende più che in altri Paesi, in quella secondaria più o meno la stessa quota degli altri, mentre per l'università si spende molto meno". L’attacco di Rossi sorprende ancora di più se si tiene conto che le economie derivanti dalla riforma della scuola primaria, primo ‘tassello’ della gestione Gelmini che tanto ha fatto discutere per la forte riduzione di copresenze e l’inserimento del maestro prevalente, sono state ad oggi realizzate solo per tre quinti: da quest’anno, infatti, il nuovo modello formativo ha iniziato ad avere effetto, oltre che sulle classi prime e seconde, anche sulle terze classi. Mentre per vederlo entrare a regime, con un’ulteriore riduzione di spese, bisognerà attendere l’estate del 2012. È evidente, quindi, che per il direttore dell'area Ricerca economica della Banca d'Italia la riforma Gelmini non è sufficiente. A questo punto, però, per assistere ad una sostanziosa ulteriore riduzione dei costi dello Stato per la primaria bisognerebbe mettere mano ad altre ‘voci’ di spesa: come quella relativa alla forte presenza di docenti di sostegno già dall’istruzione dell’infanzia e primaria. Un settore, quello dell’insegnamento ‘mirato’ agli alunni portatori di disabilità o con problemi di apprendimento (che in Italia conta oltre 90.000 cattedre sparse per tutti i cicli scolastici), che però nelle previsione del Governo non dovrebbe essere intaccato. |