UK: studenti contro
l’aumento delle tasse

da TuttoscuolaNews N. 463 15.11.2010

Di fronte alle massicce iniziative di protesta degli studenti inglesi contro l’aumento delle tasse universitarie c’è chi ha parlato di un nuovo sessantotto, chi di agitazioni ispirate dall’opposizione laburista recentemente spedita all’opposizione, chi di una ribellione generazionale sostanzialmente apolitica, o addirittura antipolitica.

Certo, è dai tempi dei governi conservatori di Margaret Thatcher che non si vedevano tanti studenti impegnati in clamorose manifestazioni di piazza, ed è possibile che il ritorno alla guida del governo di un leader conservatore come David Cameron, dopo la lunga stagione blairiana, abbia favorito l’aggregazione delle opposizioni, avvicinando i giovani laburisti ‘progressisti’ seguaci del neosegretario Ed Milliband (sinistra labour) ai gruppi e ai movimenti di contestazione più radicali, già da tempo presenti nella società inglese.

Di fatto, tuttavia, Cameron non ha fatto che portare alle estreme conseguenze, aggravate dalla crisi dell’economia e della finanza pubblica britannica, un indirizzo già perseguito anche da Blair-Brown: quello di aumentare le tasse universitarie pur di mantenere elevato lo standard di qualità degli studi, in particolare il basso rapporto docenti-studenti e il tutoraggio generalizzato. I laburisti avevano poi accompagnato questa linea con l’aumento del numero e della consistenza delle borse di studio e dei prestiti d’onore, assegnati su base meritocratica. Una linea che soprattutto i liberaldemocratici di Nick Cregg (vice di Cameron) si erano impegnati in campagna elettorale a sviluppare fortemente, ma di cui si è visto finora soltanto l’eclatante raddoppio delle tasse universitarie (da circa 3.300 a 6.000 sterline, con facoltà di arrivare fino a 9.000).

Anche il Regno unito, alle prese con una crisi senza precedenti, ha scelto insomma di ridurre la spesa pubblica, in particolare di tagliare il numero dei pubblici dipendenti (meno 490.000 entro il 2015) e i costi del welfare. Vi ha provveduto il cancelliere dello scacchiere George Osborne, l’equivalente del nostro ministro dell’economia Giulio Tremonti. I metodi non sembrano troppo diversi.