Rischio idrogeologico per le scuole italiane

di Lara La Gatta La Tecnica della Scuola, 3.11.2010

A causa di frane e alluvioni, circa 6 milioni di persone in Italia sono a rischio, mentre gli edifici che potrebbero essere coinvolti sono 1 milione e 260 mila, di cui 531 ospedali e ben 6 mila scuole.

 

  

Frane con danni a persone o cose periodo 2002 - 10 (settem
bre)*

  

Super
ficie a elevata criticità idrogeo
logica (kmq)

  

Popo
lazione resi
dente nelle aree ad elevata criticità idrogeo
logica 2009

  

Edifici esistenti (resi
denziali e non resid
enziali) nelle aree ad elevata criticità idrogeo
logica 2009

  

Edifici scolastici pubblici e privati esistenti nelle aree
ad elevata criticità idro
geologica 2009

 

Edifici ospe
dalieri pubblici e privati esistenti nelle aree ad elevata criticità idrogeo
logica 2009

 Piemonte

 133

 3.097

 565.621

 127.792

 593

 58

Valle d'Aosta

10

557

21.786

9.115

34

2

Lombardia

132

2.114

582.228

113.112

629

70

Trentino-Alto Adige

24

1.653

139.061

36.473

229

19

Veneto

11

1.550

525.916

118.064

592

46

Friuli-Venezia Giulia

15

1.212

158.434

47.491

222

18

Liguria

130

470

121.756

24.912

110

12

Emilia-Romagna

18

4.316

825.017

167.744

815

100

Toscana

54

2.542

476.701

106.174

513

43

Umbria

2

899

95.740

21.983

109

5

Marche

2

955

157.186

34.123

183

20

Lazio

18

1.309

362.782

65.919

316

31

Abruzzo

3

899

101.710

33.019

132

9

Molise

2

836

62.219

23.345

78

5

Campania

86

2.598

1.107.885

187.099

994

56

Puglia

21

1.371

187.139

46.478

162

11

Basilicata

29

540

31.829

9.264

41

2

Calabria

83

1.157

157.225

56.029

245

15

Sicilia

130

830

55.197

16.507

59

5

Sardegna

2

614

36.666

14.766

65

4

 

A causa di frane e alluvioni, circa 6 milioni di persone in Italia sono a rischio, mentre gli edifici che potrebbero essere coinvolti sono 1 milione e 260 mila, di cui 531 ospedali e ben 6 mila scuole.

Questi sono i risultati allarmanti della prima rassegna annuale del Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi sullo stato del territorio del nostro Paese, sulla sua pianificazione e gestione, sul suo uso e consumo, sulla sua vulnerabilità, sulle risorse finanziarie impegnate e quelle da impegnare per la sua tutela, sullo stato degli interventi per il suo uso sostenibile e per la sicurezza ambientale, sulle prospettive di sviluppo.

La ricerca “Terra e Sviluppo. Decalogo della Terra 2010”, realizzata con la collaborazione scientifica del Cresme, il Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l'Edilizia e il Territorio, è stata presentata in conferenza stampa a Roma, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, lo scorso 13 ottobre 2010 ed ha evidenziato un Paese con forti criticità e con regioni particolarmente esposte come l’Emilia Romagna, la Campania e la Lombardia.

Ma neanche nel resto d’Italia la situazione è migliore: secondo lo studio infatti sarebbero circa 6 milioni le persone che abitano nei 29.500 chilometri quadrati del nostro territorio considerato ad elevato rischio idrogeologico, ovvero dove eventi naturali straordinari potrebbero determinare effetti nefasti per cose e persone. Inoltre, nel nostro Paese 1 milione e 260 mila edifici sono a rischio di frane e alluvioni; tra questi i 6 mila edifici scolasticipubblici e privati dislocati su tutta la penisola nelle aree ad elevata criticità idrogeologica, con ben 1.858 scuole nel nord-est, contro i 1.366 del nord-ovest, i 1.652 del sud, i 1.121 del centro e i 124 delle isole.

Della popolazione a rischio, il 19%, ovvero oltre un milione di persone, vivono in Campania, 825 mila in Emilia Romagna e oltre mezzo milione in ognuna delle tre grandi regioni del Nord, Piemonte, Lombardia e Veneto. È in queste regioni, insieme alla Toscana, dove persone e cose sono maggiormente esposte a pericoli, per l’elevata densità abitativa e per l’ampiezza dei territori che registrano situazioni di rischio.


Ma cosa si fa in Italia come opere di prevenzione?

Secondo le stime del Centro Studi del Cng, dal dopoguerra ad oggi sono stati spesi circa 200 miliardi di euro per contenere il dissesto idrogeologico e dei terremoti; cifre per lo più destinate  ad interventi successivi alle calamità naturali, piuttosto che per attività e lavori preventivi.

È inoltre stimabile a circa 52 miliardi il valore dei danni causati da eventi franosi e alluvionali relativamente allo stesso periodo, con una media di circa 800 milioni all’anno.

Il fabbisogno finanziario per mettere in sicurezza idrogeologica l’intero territorio nazionale ammonterebbe, secondo le stime del Ministero dell’Ambiente, in 40 miliardi, dei quali il 68% riguarderebbe interventi relativi alle 12 regioni del Centro Nord e il 32% le 8 regioni del Mezzogiorno. In assenza di calamità naturali e sulla base degli attuali livelli di spesa sarebbero necessario ben 33 anni.

L’attenzione maggiore verso la questione della sicurezza del territorio, con oltre il 4% del totale delle spese in conto capitale, si riscontra in Umbria, Veneto, Basilicata e Sardegna, mentre il fanalino di coda è il Lazio che ha destinato solo lo 0,6%.