Rischio idrogeologico per le scuole italiane di Lara La Gatta La Tecnica della Scuola, 3.11.2010 A causa di frane e alluvioni, circa 6 milioni di persone in Italia sono a rischio, mentre gli edifici che potrebbero essere coinvolti sono 1 milione e 260 mila, di cui 531 ospedali e ben 6 mila scuole.
A causa di frane e alluvioni, circa 6 milioni di persone in Italia sono a rischio, mentre gli edifici che potrebbero essere coinvolti sono 1 milione e 260 mila, di cui 531 ospedali e ben 6 mila scuole. Questi sono i risultati allarmanti della prima rassegna annuale del Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi sullo stato del territorio del nostro Paese, sulla sua pianificazione e gestione, sul suo uso e consumo, sulla sua vulnerabilità, sulle risorse finanziarie impegnate e quelle da impegnare per la sua tutela, sullo stato degli interventi per il suo uso sostenibile e per la sicurezza ambientale, sulle prospettive di sviluppo. La ricerca “Terra e Sviluppo. Decalogo della Terra 2010”, realizzata con la collaborazione scientifica del Cresme, il Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l'Edilizia e il Territorio, è stata presentata in conferenza stampa a Roma, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, lo scorso 13 ottobre 2010 ed ha evidenziato un Paese con forti criticità e con regioni particolarmente esposte come l’Emilia Romagna, la Campania e la Lombardia. Ma neanche nel resto d’Italia la situazione è migliore: secondo lo studio infatti sarebbero circa 6 milioni le persone che abitano nei 29.500 chilometri quadrati del nostro territorio considerato ad elevato rischio idrogeologico, ovvero dove eventi naturali straordinari potrebbero determinare effetti nefasti per cose e persone. Inoltre, nel nostro Paese 1 milione e 260 mila edifici sono a rischio di frane e alluvioni; tra questi i 6 mila edifici scolasticipubblici e privati dislocati su tutta la penisola nelle aree ad elevata criticità idrogeologica, con ben 1.858 scuole nel nord-est, contro i 1.366 del nord-ovest, i 1.652 del sud, i 1.121 del centro e i 124 delle isole. Della popolazione a rischio, il 19%, ovvero oltre un milione di persone, vivono in Campania, 825 mila in Emilia Romagna e oltre mezzo milione in ognuna delle tre grandi regioni del Nord, Piemonte, Lombardia e Veneto. È in queste regioni, insieme alla Toscana, dove persone e cose sono maggiormente esposte a pericoli, per l’elevata densità abitativa e per l’ampiezza dei territori che registrano situazioni di rischio.
Secondo le stime del Centro Studi del Cng, dal dopoguerra ad oggi sono stati spesi circa 200 miliardi di euro per contenere il dissesto idrogeologico e dei terremoti; cifre per lo più destinate ad interventi successivi alle calamità naturali, piuttosto che per attività e lavori preventivi. È inoltre stimabile a circa 52 miliardi il valore dei danni causati da eventi franosi e alluvionali relativamente allo stesso periodo, con una media di circa 800 milioni all’anno. Il fabbisogno finanziario per mettere in sicurezza idrogeologica l’intero territorio nazionale ammonterebbe, secondo le stime del Ministero dell’Ambiente, in 40 miliardi, dei quali il 68% riguarderebbe interventi relativi alle 12 regioni del Centro Nord e il 32% le 8 regioni del Mezzogiorno. In assenza di calamità naturali e sulla base degli attuali livelli di spesa sarebbero necessario ben 33 anni. L’attenzione maggiore verso la questione della sicurezza del territorio, con oltre il 4% del totale delle spese in conto capitale, si riscontra in Umbria, Veneto, Basilicata e Sardegna, mentre il fanalino di coda è il Lazio che ha destinato solo lo 0,6%. |