Riforma Gelmini in sintesi "RIFORMA GELMINI" - SCHEDA RIASSUNTIVA Mimmo Fusco da Fuoriregistro, 29.11.2010 Chi lavora in università?
I docenti sono divisi in : I tecnici, gli amministrativi e i bibliotecari, che hanno un contratto di lavoro dipendente (alcuni a tempo determinato). La "riforma Gelmini" cambia il governo dell'università (finora retta da 2 assemblee elettive, senato e CDA, dove son presenti, anche se in proporzioni diverse, tutte le componenti, studenti inclusi). Vediamo che cosa potrebbe succedere, anche se il testo è stato modificato decine di volte:
Il Rettore diventa un monarca assoluto che nomina la sua corte: infatti è lui che sceglie il Direttore Generale e i componenti del CdA, che quindi non sarà più elettivo. Perciò i rettori potranno liberamente mettere i "propri uomini" in CdA, cioè nel principale organo di potere, e deliberare così ciò che vogliono.
Il Senato Accademico viene svuotato di potere. Continua ad essere elettivo, ma rimane un organismo non democratico composto principalmente da docenti.
Il CdA diventa l'organo di potere principale. Avrà 11 componenti di
cui nessuno tecnico-amministrativo: il rettore, uno studente eletto,
massimo 5 docenti e minimo 4 "esterni" tutti scelti dal rettore. Gli
esterni saranno banchieri, industriali o uomini indicati dai partiti
politici. Perciò i privati governeranno l'università, e senza
neanche dover mettere 1 euro, con tutto quel che ne consegue in
termini di libertà di ricerca e di insegnamento.
Il Direttore Amministrativo viene sostituito dal Direttore Generale, ovvero un manager scelto dal rettore che potrà provenire anche dal settore privato.
Non è ben chiaro che cosa succederà con gli 800 milioni concessi da Tremonti, che riducono i tagli già operanti e non danno certo nuove risorse. Molte università, però, andranno in rosso a causa dei tagli al finanziamento statale(FFO). Per le università pubbliche si aprono tre possibili strade: la trasformazione in fondazioni di diritto privato; la fusione tra più università; la proclamazione del dissesto finanziario con il conseguente commissariamento da parte del Ministero.
Entro un anno il Governo approverà decreti legislativi per: stabilire
la percentuale di personale docente, ricercatore e
tecnico-amministrativo di ogni università; stabilire un tetto per la
contrattazione integrativa; stabilire un tetto per la spesa del
personale a tempo indeterminato e determinato. L'autonomia delle
università è morta e sepolta. Dopo aver tagliato di un terzo il fondo per il diritto allo studio che garantisce le borse agli studenti meritevoli, viene istituito un fondo per il merito che servirà per le borse di studio per i "meritevoli" (a prescindere dal reddito) e per istituire dei prestiti ("buoni studio") da restituire in parte dopo il conseguimento della laurea secondo tempi proporzionati al reddito di lavoro percepito dal laureato.
I ricercatori, in futuro, non saranno più a tempo indeterminato. Viene istituita, accanto alle forme di precariato già esistenti, la figura del ricercatore a tempo determinato con contratto triennale rinnovabile di altri tre anni. L'età media dell'entrata "in ruolo" dei ricercatori, già alta (36 anni), si alzerà ancora di più e non vengono garantite le risorse per assumere chi otterrà, nel periodo a tempo determinato, l'abilitazione nazionale come docente. Dopo 6 anni un ricercatore, anche se avrà ottenuto l'abilitazione nazionale, se non ci saranno soldi per assumerlo, sarà espulso.
Viene rafforzato il potere dei professori ordinari (i baroni) nelle commissioni per il reclutamento della docenza. Inoltre il CdA, su proposta del Rettore, potrà evitare di fare i concorsi pubblici tramite la "chiamata diretta" dei docenti amici.
Oggi l'università è indubbiamente più facile che in passato, ma offre
titoli largamente svalutati. C'è una prima laurea triennale. Poi ci
si può iscrivere a un biennio di specializzazione. Ormai, però,
questi titoli son considerati insufficienti, e quindi inizia il
costosissimo calvario dei master, o dei corsi di specializzazione
(spesso privati). |