Codice paterno e principio di realtà
G.R. dal
Gruppo di Firenze per la scuola
del merito e della responsabilità,
In un articolo
sul “Corriere della Sera” (I
“no” che i padri devono saper dire), Paolo Di Stefano torna
sulla crisi della figura paterna, che non è iniziata certo ai giorni
nostri, dato che già nel 1963 la preannunciava lo psicoanalista
Alexander Mitscherlich in Verso una società senza padre. La
questione non è però confinata tra le mura domestiche. Si tratta
della necessaria presenza nella società del principio (o codice)
paterno accanto, e non contro, a quello materno, altrettanto
necessario. Sono quindi in causa tutti gli altri ruoli educativi e
gli insegnanti in particolare, il modo in cui la collettività nel
suo complesso pensa alle nuove generazioni, la legalità come cardine
del vivere civile. I nostri ragazzi liceali avranno mezzi legali per manifestare il loro pensiero e far conoscere il loro dissenso su qualunque tema talenti loro? A iosa! Hanno i blog, i gruppi di discussione, l’assemblea di classe mensile, quella di istituto; possono diffondere volantini, comunicati alla stampa, petizioni al Parlamento, al Governo, al Presidente della Repubblica. Possono chiedere supplementi di studio ai professori di storia, di filosofia, di lettere. Possono stendere testi, manifesti tazebao, pamphlet, aprire siti, costruire reti on line, manifestare e tenere cortei in forma autorizzata al di fuori dell’orario di lezione. Troppo facile. Bisogna invece ripetere ogni anno stancamente il rito dell’occupazione della propria scuola, prendersi un periodo sabbatico dalle lezioni, perché, sia chiaro, studiare affatica. Si diventa pallidi e assorti... Meglio bivaccarci nella scuola, organizzando goliardate, talvolta innocue, altre volte dannose. [...] L’indulgenza di mamma e papà è scontata: sono ragazzi, è un rito di iniziazione all’età adulta… L’iniziazione, invece, era un incontro non più protetto con la realtà adulta: impegno, fatica, rischio, scelta consapevole, anche sofferenza (i riti di passaggio richiedevano preparazione, coraggio, spesso stoicismo). E a fare i conti con la realtà invita i giovani lo psicanalista Claudio Risé in un intervento sul “Mattino”. Non per caso l’autore è un teorico della rivalutazione del padre (Il padre assente inaccettabile, Il mestiere di padre). Invece di inseguire a tutti i costi il mito della laurea, spesso foriero di disoccupazione prolungata, bisogna valorizzare l’elasticità e la capacità di adattamento della mente giovanile, prendendo in considerazione altre vie per realizzarsi, per esempio l’artigianato, “storicamente importantissimo per la civiltà italiana e dotato di grandi possibilità per il futuro”. |