Esame delle medie: un'utopia chiamata dieci

Davide Pasqualetto, 8.3.2010

Nei giorni passati Tuttoscuola ha pubblicato un articolo che sottolineava la scarsa incidenza della prova INVALSI sul voto finale dell’esame nelle scuole medie: in effetti, poiché il voto d’uscita sarà dato dalla media aritmetica delle valutazioni riportate nel giudizio d’ammissione, nelle quattro prove scritte, nella citata prova INVALSI e nel colloquio orale, la prova INVALSI inciderà solamente per il 14% sul voto finale.
In realtà, le criticità del DPR 199/09, che regola anche gli esami di stato che concludono il primo ciclo d’istruzione, sono ben altre, e numerose.

SCARSO PESO DATO AL CURRICULUM

In effetti, ciò che dovrebbe preoccupare maggiormente gli addetti ai lavori è l’esiguo peso conferito al curriculum scolastico, pari appunto ad 1/7 del totale.
In altre parole, i risultati ottenuti durante il triennio delle Medie varranno esattamente come la prova di seconda lingua, o appunto la prova INVALSI: un voto in decimi derivante, probabilmente, dalla media dei voti dell’ultimo quadrimestre scolastico, oppure dalla media ponderata dei risultati finali dei tre anni della scuola secondaria di primo grado.
Chi lavora nella scuola si rende conto della profonda ingiustizia sottesa a tale situazione: il profitto dei tre anni, frutto di fatica, abnegazione e rinunce, dovrebbe giocare un ruolo determinante, o comunque sostanziale, nella definizione del voto finale d’uscita, voto finale che conclude un ciclo d’istruzione iniziato in realtà alle scuole elementari.

UN DIECI IRRAGGIUNGIBILE

Un’altra questione di somma importanza è data dalla procedura utilizzata per calcolare il voto finale.
Il comma 6 dell’articolo 3 recita quanto segue: “[…] Il voto finale è costituito dalla media dei voti in decimi ottenuti nelle singole prove e nel giudizio di idoneità arrotondata all’unità superiore per frazione pari o superiore a 0,5”.

Tenendo presenti considerazioni prettamente matematiche e altre riguardanti i criteri di valutazione dei docenti, si può ragionevolmente supporre che il voto massimo, ossia 10, rappresenterà una vera utopia per gli studenti italiani, ma non perché manchino eccellenze che possano valere un voto così alto.
In effetti, anche in presenza di prove d’esame eccellenti e di un giudizio d’idoneità ottimo, sarà molto improbabile che qualcuno ottenga una valutazione pari o superiore a 9,5 (che verrebbe arrotondata a dieci).
Vediamo perché.

1 - In primis, per conseguire il voto massimo sarà necessario ottenere 10 almeno in quattro delle sette valutazioni che concorrono alla media finale, prendendo 9 nelle rimanenti tre.

2 – Al di là di considerazioni meramente matematiche (non ci sono numeri simmetrici rispetto al 10: in altre parole, se uno studente punta al 7 e prende 5 in una prova, può sempre recuperarla prendendo 9 nell’altra, ma se un discente punta al 10 e prende 8 in un compito, non può recuperare la media prendendo 12 nel successivo!), la realizzazione di una simile performance (quattro 10 su sette valutazioni, con 9 nelle rimanenti tre) è virtualmente impossibile a causa delle tendenze valutative dei docenti, i quali hanno molte difficoltà a dare 10 nelle proprie discipline.
In particolare:

- i docenti d’italiano difficilmente valutano un tema con un voto superiore a 8, facendo un’eccezione per un tema sontuoso, per il quale possono concedere il 9;

- nel colloquio orale è improbabile che si dia 10, poiché i criteri di valutazione dell’orale sono più incerti e, per così dire, più imprecisi nella misurazione. Ad esempio, è molto diffusa la tendenza, da parte dei docenti di lettere (che spero non si sentano perseguitati), di non dare valutazioni al di sopra di 8 nelle interrogazioni, per poi essere costretti a valutare con voti più alti le prove scritte, che sono più oggettive nella loro correzione e valutazione;

- infine, il curriculum scolastico. Non sono chiari, in realtà, i criteri che si seguiranno per calcolare il voto del giudizio d’idoneità, sebbene sia probabile che tale voto scaturisca dalla media delle valutazioni finali del terzo anno. Anche qui, la possibilità di prendere 10 rasenta l’impossibile: molti docenti, infatti, non ammettono nemmeno l’esistenza del 10, in altri termini non prevedono neppure la possibilità di dare una simile valutazione in pagella; conseguentemente, uno studente con una pagella stratosferica potrebbe al massimo ambire ad un 9 come voto d’idoneità.

Alla luce di quanto sopra riportato, l’unica possibilità per un discente di conseguire il voto massimo è quella di prendere 10 in tutte le altre prove, ossia in quella di matematica (che non è, come per il tema d’italiano, soggettivamente o arbitrariamente valutabile), d’inglese, di seconda lingua e nella prova INVALSI.

Un minimo errore, anche un solo 9 in una delle prove sopraccitate, renderebbe impossibile uscire dalle scuole medie con 10.

Concludendo, si possono fare tre considerazioni:

- è auspicabile una riflessione importante sulla valutazione, nella scuola Media ma anche in quella superiore, in modo tale che tutti i docenti utilizzino l’intera scala di voti, permettendo così una valutazione globale corretta e non falsata, come accade nella maggior parte dei casi;

- attendendo il raggiungimento del sopraccitato (e forse chimerico) obiettivo, è consigliabile che il Ministero preveda un bonus da assegnare negli esami delle medie (come peraltro accade alle superiori …), affinché la Commissione esaminatrice possa sanare i problemi precedentemente illustrati; altrimenti, sarebbe più onesto parlare di valutazione finale in noni, e non in decimi;

- infine, bisogna interrogarsi sulla reale necessità di sottoporre i ragazzi di Terza Media ad un esame che prevede ben sei prove, tutte espletate nel giro di dieci giorni, mentre i colleghi più grandi delle superiori debbono affrontarne “appena” quattro.