Gli invisibili della scuola
il sogno del precariato

Francesca Bertolini, insegnante da 11 anni, ha un obiettivo: "Diventare precaria". Sono i docenti che non esistono, 42 mila in Italia, 300 solo a Parma. Da anni lavorano nelle classi, ma non hanno l'abilitazione, anche perché spesso mancano i corsi. Nel 2013 potrebbero sparire, cancellati da una legge che minaccia di azzerare i diplomi universitari

di Raffaele Castagno, la Repubblica di Parma 15.3.2010

Non è una scuola per gli insegnanti. Sono 44mila a livello nazionale. Numero che trasforma la vicenda Alitalia in un gioco da tavolo. Sono gli invisibili della scuola, gli insegnanti di terza fascia, non abilitati, dimenticati un po' da tutti. Rappresentano 1/4 del corpo docenti in Italia, ma non esistono. Nell'Emila Romagna ne abbiamo una legione di 5mila persone, circa 300 solo a Parma.

"Il nostro obiettivo è diventare precari" afferma Francesca Bertolini, coordinatore dell'Adida, l'associazione Docenti invisibili da abilitare. Una frase che potrebbe suonare quasi paradossale in un paese che ogni giorno miete vittime di precari e dove il precariato è diventato uno stile di vita. Ma per loro sarebbe già un risultato.

"Insegno educazione musicale da 11 anni" spiega. Una lunga esperienza, con un unico difetto, almeno secondo lo Stato italiano: non avere l'abilitazione. Francesca avrebbe dovuto iscriversi alle famose Sils (le vecchie scuole di specializzazione per l'insegnamento, cassate poi nel proliferare di riforme della scuola), dalla qualità spesso dubbia, ma dai costi certi: "Molte arrivavano a chidere anche 10mila euro, e poi c'era l'obbligo di frequenza". Lei, nel 2004, non ha potuto farla, perché il padre si ammalò. Ma nelle sua condizione, come detto, sono tanti, che non hanno potuto seguire i corsi che dovevano insegnare a insegnare proprio perché già lavoravano nella scuola. Per loro avrebbe dovuto esserci un concorso, che però non ha mai visto la luce.

"Dopo unidici anni passati nella scuola, facendo le stesse cose dei colleghi abilitati di prima fascia, quest'anno sono disoccupata". Non perché nella scuola esista un problema disoccupazione, anzi "gli insegnanti servono - spiega - e si spendono un sacco di soldi per far stare a casa i docenti, ma l'obiettivo della riforma non era risparmiare?".

Lei però quest'anno è senza cattedra: "La colpa è delle code - dice - mi ritrovo fuori, superata da chi ha l'abilitazione, anzi spesso solo quella". Così ha dovuto lasciare un'alunna alla quale faceva sostegno. "Una situazione che contrasta con il principio della richiesta di continuità didattica" afferma. Al suo posto potrebbe esserci una persona che non ha fatto un giorno sul campo, ma che ha l'abilitazione.

A ben guardare sembra quasi una "guerra dei poveri". Fino all'anno scorso le graduatorie erano chiuse. Poi in quattro province del nord sono state riaperte. Dal sud una volta arrivavano gli operai, oggi è invece un'ondata di insegnanti abilitati. Nel meridione ce ne sono tanti. "Pur avendo punteggi alti siamo stati scavalcati da chi è abilitato". Non si tratta di razzismo: "Chiediamo semplicemente che vengano riconosciuti dei diritti" dice. Del resto, a suo giudizio, è il sistema che non funziona: "Sono state fatte abilitare tantissime persone in regioni dove non c'era domanda di insegnanti, si sarebbe dovuto procedere tenendo conto delle esigenze delle scuole sui singoli territori". Il federalismo scolastico insomma sembra un'illusione.

I sentieri dell'abilitazione per altro si rivelano parecchio tortuosi: "Da anni si aspettano per l'educazione tecnica, con il risultato di accumulare persone che attendono di essere abilitate". Il risultato di questo nuovo pasticcio sono migliaia di anime sospese in un limbo, in stand by, nella speranza che spunti un corso: "Non ce ne sono da tre anni - dice - e ora si procederà solo sulla base delle esigenze della scuola". Peccato però che tra le necessità al momento non si senta il bisogno della musica: "Non esiste un corso per abilitarmi nella mia materia, che insegno da 11 anni, e nel 2013 sarò fuori". Per questa data infatti, spiega la Bertolini sarebbe previsto l'azzeramento dei diplomi di laurea, quindi senza certificato insegnare diverrà impossibile. Da invisibili a esclusi.