Scuola paritaria.
Quanto risparmierebbe lo Stato se la finanziasse/1

da TuttoscuolaNews N. 434, 29.3.2010

Lo Stato risparmierebbe oltre 500 milioni di euro l’anno se aumentasse di 100 milioni i contributi alla scuola paritaria, consentendo a più famiglie di sceglierla. Avete capito bene: ogni euro investito nella scuola paritaria renderebbe allo Stato 5 euro di risparmio (che potrebbero essere in tutto o in parte reinvestiti nella scuola statale). E questo perché? Perché il costo per studente nella scuola statale è più elevato in assoluto e, ovviamente, molto più elevato per lo Stato rispetto al costo per studente che lo Stato versa alla scuola paritaria.

Per seguire il ragionamento, partiamo dai dati che Luisa Ribolzi, nota sociologa dell’educazione, autrice di numerosi studi sulla scuola non statale, in un recente intervento sul quotidiano online il sussidiario.net ha utilizzato mettendo a confronto il costo pro capite degli alunni nella scuola statale e i contributi statali alla scuola paritaria per l’anno 2006. Un calcolo spesso evidenziato anche da Tuttoscuola.

Vediamoli. Per quanto riguarda la scuola statale i costi per studente all’anno ammontano a 5.828 euro nella scuola dell’infanzia, 6.525 nella primaria, 7.232 nella secondaria di primo grado e 7.147 nella secondaria di secondo grado. I contributi alle scuole paritarie, sempre calcolati pro capite, ammontano invece, rispettivamente a 584, 866, 106 e 51 euro. Il risparmio che lo Stato realizza per ogni alunno che si iscrive alla scuola paritaria anziché a quella statale è pertanto rispettivamente di 5.244, 5.659, 7.126, 7.096 (in media, 6.281 euro in meno per alunno). Dunque, commenta Ribolzi, non sono giustificate le proteste di chi critica i contributi che lo Stato assegna alle scuole paritarie. E non si vede, aggiunge, come lo Stato potrebbe reperire le risorse per finanziare i maggiori costi che si scaricherebbero sulla scuola statale se le scuole paritarie smettessero di funzionare (interrompendo quello che un dossier dell’Agesc definisce un caso di “sussidiarietà all’incontrario”, cioè le famiglie sussidiarie dello Stato, e che valuta in oltre 6 miliardi di euro all’anno.