Savona, controlli elettronici all'ingresso e sanzioni esemplari per gli studenti
Il preside dell'Itis Galileo Ferraris: "Più efficaci delle tradizionali sospensioni"

La scuola che punisce i ritardi
i dormiglioni vanno alla Caritas

di Marco Preve da la Repubblica di Milano, 2.3.2010

SAVONA - Un patentino dal quale non si sottraggono punti. Qui, invece, si conteggiano i minuti di ritardo. E quando si raggiunge quota 60 non scatta il bonus ma arriva la sanzione: dritti alla mensa della Caritas, a sgobbare nelle cucine dove si preparano i pranzi per i senza tetto e i diseredati.

All'articolo 8 del regolamento dell'Istituto tecnico industriale statale Galileo Ferraris di Savona è scritto: "Tutti i provvedimenti disciplinari devono avere finalità educative". Il preside e i docenti hanno quindi pensato che ramanzine, convocazioni dei genitori, note o sospensioni, in alcuni casi fossero provvedimenti troppo leggeri oppure inutilmente severi. Così, da quest'anno, con alcuni accorgimenti tecnologici, la realizzazione di un check point e infine i contatti con la Caritas, hanno avviato un esperimento che a detta di tutti - prof e studenti - è molto più efficace delle tradizionali sanzioni disciplinari.

Tutte le mattine, passati pochi secondi dopo il suono della campanella l'ingresso principale viene chiuso. I ragazzi che arrivano in ritardo sono costretti a entrare da una porta secondaria dove li aspettano due professori con un lettore ottico. Lo studente dormiglione deve presentare il suo libretto delle assenze che è dotato di un codice a barre. Un bip e i minuti di ritardo vengono registrati su un file personale. E quando la contabilità del ritardo tocca "quota 60" viene estratto il cartellino rosso.

"L'idea ci è venuta dopo uno spiacevole episodio accaduto alla fine dello scorso anno - spiega Giovanni Battista Siccardi, preside dell'Itis e del nautico Leon Pancaldo per complessivi 760 studenti -. Quattro ragazzi si erano azzuffati e per punirli, ma allo stesso tempo cercare di far loro capire quali siano i veri problemi della vita, li avevamo invitati a prestare servizio per qualche giorno nelle strutture della Caritas. Con la riapertura della scuola abbiamo deciso di proseguire su questa strada e in futuro stiamo pensando di estendere questo tipo di rapporto ad altri enti e associazioni".

La professoressa Aurora Barducco è la responsabile del consiglio di disciplina. "Dall'inizio dei corsi - spiega - abbiamo già mandato una ventina di ragazzi alla Caritas. Non servono direttamente le persone perché ci sono aspetti assicurativi che non lo consentono. Però si danno da fare in cucina oppure a sbrigare altri lavori, diciamo pure di manovalanza. La maggior parte ha tra i 16 e i 18 anni e abbiamo ritenuto più educativa questa soluzione che una punizione tradizionale". La sperimentazione piace molto anche alla Caritas Diocesana che senza colpo ferire, da qualche mese, può contare su nuovi "volontari". I quali sono anche particolarmente motivati visto che, alla fine delle loro due-tre ore di servizio, vengono valutati da un responsabile dell'associazione.

Per i casi più gravi restano, naturalmente, i provvedimenti di sospensione, "ma per molti ragazzi - prosegue la professoressa - il problema è soltanto quello di essere responsabilizzati, di capire come va il mondo, e una cucina per poveri può dare la giusta visione. Penso che se ne rendano conto anche loro perché quando ricevono la comunicazione sbuffano e dimostrano scarso entusiasmo. Ma quando ritornano, attraverso i loro racconti, si capisce che sono cambiati".