La certificazione della dislessia: da Tuttoscuola, 4.3.2010 Dal comunicato stampa che ha accompagnato l'importante accordo sulla dislessia, siglato ieri presso il ministero dell'istruzione dal ministro Gelmini, da Joaquín Navarro-Valls per la Fondazione Telecom Italia e da Rosabianca Leo per l'Associazione Italiana Dislessia, emerge un dato rilevante sul numero di studenti che nel nostro Paese sarebbero affetti da dislessia: 350 mila, il doppio esatto degli alunni con disabilità. Secondo il comunicato si tratta di una stima, perché, a differenza degli alunni con disabilità, per queste Difficoltà Specifiche di Apprendimento (DSA) non è ancora prevista una certificazione precisa. Per i disabili, invece, la certificazione è il primo passo per individuare la diagnosi funzionale e costruire per l'alunno un Piano Educativo Individualizzato. A dir la verità nel recente Regolamento sulla valutazione degli alunni (DPR 122/2009), a proposito degli alunni con difficoltà specifica di apprendimento (affetti, cioè, da dislessia, disgrafia, discalculia, disortografia) si dice "adeguatamente certificate". Ma come? Con certificazione collegiale, come previsto per la disabilità? Può bastare il semplice certificato di un medico privato, di uno psicologo, del medico di famiglia? Oppure spetta alla scuola - come? - individuare le situazioni di DSA? Non è cosa da poco, né da lasciare nella indeterminatezza per troppo tempo, perché la scuola si trova già a fronteggiare, in molti casi, certificazioni di comodo o richieste non documentate delle famiglie per tutelare lo scarso rendimento degli alunni o legittimare sconti sugli apprendimenti da conseguire. Tutto ciò a svantaggio di chi ha diritto di tutela. Solo la certificazione probante e attendibile può tutelare i veri dislessici, assicurando loro l'uso di strumenti compensativi e di interventi dispensativi che la scuola deve mettere in atto. Dietro quel numero stimato di 350 mila deve esserci, insomma, una certificazione probante e attendibile. |