Quanto può costare il 5 in comportamento

63.000 insufficiente in comportamento nelle Scuole secondarie italiane.

Il 5 in comportamento non fa altro che aumentare i numeri della dispersione, senza creare meccanismi di recupero.

 di Stefano Stefanel da Educazione & Scuola, 21.3.2010

Il Miur ha reso pubblici i dati (parziali) sul 5 in comportamento nel 1° quadrimestre nelle Scuole secondarie italiane. Il dato accertato è stato di circa 63.000 studenti che potrebbero essere bocciati indipendentemente dai loro esiti scolastici per il 5 in comportamento.

Questo dato deve essere collegato all’altro ormai noto e che ha visto l’aumento degli alunni bocciati con i ripristino dei voti numeri anche nel primo ciclo dell’istruzione, in attuazione della legge 169 del 30 ottobre 2008 e del successivo Regolamento (DPR n° 122 del 22 giugno 2009).

Ci sono due punti che andrebbero considerati:

-    i 63.000 voti negativi sono una sconfitta dell’azione educativa della Scuola prima ancora di quella della Nazione;

-    i 63.000 potenziali bocciati sono un potenziale nuovo investimento necessario sulla scuola senza certezza sull’esito

Il sistema scolastico italiano dimostra di saper produrre dispersione, ma di non avere alcuna idea su come invertirla. Gli alunni italiani bocciati ritornano nella stessa classe dell’anno prima o se ne vanno per sempre, rendendo inutile la spesa che lo stato ha sostenuto per loro. In termini economici la dispersione costa molto: il Miur taglia posti di lavoro anche aumentando gli alunni per classe e reinserendo nelle stesse classi i ripetenti (anche se sufficienti in varie materie), senza controllare la positività degli esiti del reinserimento.

Se facciamo un rapido conto 63.000 alunni bocciati comportano 2520 classi in più, cioè circa 4.200 insegnanti in più con un costo stimabile di 147.000.000 di euro. Il conto così è minaccioso e – per fortuna - non veritiero in quanto non necessariamente le classi vengono aumentate dai bocciati e non tutti i 63.000 alla fine saranno bocciati. Facendo però una tara piuttosto netta diciamo che il provvedimento in sé può portare ad un aumento delle necessità di bilancio di almeno 50.000.000 di euro senza avere alcuna certezza sull’esito positivo dell’investimento. Non è chiaro perché il sistema scolastico italiano pensi che se un alunno ripete le stesse cose per due anni di seguito questo comporti una sua automatica uscita dalla dispersione scolastica, visto che non esiste alcun protocollo di interventi sistematici in merito.

Per far rientrare l’alta dispersione nella Scuola secondaria servirebbero interventi innovativi già attivati da altri Stati dell’Ocs:

-    introduzione di un sistema di crediti e certificazioni;

-   attivazione di percorsi flessibili in cui l’alunno frequenti di nuovo solo i corsi concernenti le insufficienze reali

-    eliminazione del rigido sistema delle classi;

-    attivazione di una reale certificazione delle competenze acquisite;

-   indicazione degli obiettivi di sistema e delle strategie per fermare la dispersione.

Il meccanismo dei tagli collegati all’aumenti degli alunni per classe è un semplice gatto che si morde la coda perché produce classi sempre più numerose e ingestibili sia nella Scuola secondaria di 1° grado, sia negli Istituti tecnici e professionali. Classi con troppi alunni, molti dei quali ripetenti o fuori età, molti dei quali stranieri senza basi linguistiche accettabili sono elementi destinati a produrre situazioni di ulteriore dispersione, costose in termini economici sia dal punto di vista finanziario (servono più insegnanti di quelli che servirebbero ad una scuola capace di assorbire la dispersione), sia dal punto di vista didattico e sociale (servono insegnanti per insegnare a soggetti che il sistema scolastico non riesce a diplomare).