PD: No all'aumento del numero da Tuttoscuola, 1.3.2010 "Purtroppo ora famiglie, insegnanti e alunni sapranno in cosa consiste, nei fatti, la razionalizzazione più volte annunciata dal ministro Gelmini: minore qualità della scuola pubblica". Lo ha affermato Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria del Pd, riferendosi all'innalzamento del numero massimo di alunni per classe. Del tema si era occupata Tuttoscuola nella newsletter dell'1 marzo. "L'aumento del numero massimo di alunni per classe - ha spiegato Puglisi - è l'ultima conseguenza dei provvedimenti della coppia Gelmini-Tremonti ... in barba ai progetti educativi e alla qualità dell'istruzione pubblica. I docenti si troveranno di fronte classi più affollate, difficili da gestire, ancor più se si tratta di classi con uno o più disabili, ai quali è stato negato il sostegno, o con alunni stranieri". A dir la verità, il Regolamento 81/2009 che ha disposto, a decorrere dal 2010-11, l'innalzamento del numero massimo di alunni fa salve proprio le classi che accolgono alunni disabili per le quali il limite massimo è stato fissato di norma a 20 alunni. "Il Partito Democratico - ha concluso la Puglisi - ha sempre denunciato l'incidenza negativa, a partire dalla scuola dell'infanzia, dell'aumento del numero di studenti per la qualità dell'istruzione". Va ricordato però che il governo Prodi, sostenuto da DS e Margherita (che hanno poi dato vita al PD), con i ministri Padoa-Schioppa e Fioroni era già intervenuto sul numero di alunni per classe, disponendo con la finanziaria 2007 l'innalzamento del numero medio di alunni per classe di 0,4 punti. In quel modo si mirava a ridurre il numero delle classi (divenute così più affollate) e, conseguentemente, ad alleggerire nell'arco di un triennio l'organico di 42 mila posti di docente (gli ultimi 10 mila dei quali saranno cancellati dal prossimo settembre). "La revisione, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, dei criteri e dei parametri per la formazione delle classi ... in modo da incrementare il valore medio nazionale del rapporto alunni/classe dello 0,4." (legge 296/2006 - finanziaria 2007, articolo 1, comma 605). Pena l'applicazione della clausola di salvaguardia, che infatti successivamente è scattata. Insomma, scagli la prima pietra... Il punto non ci sembra tanto quello dello stabilire un parametro-obiettivo di sistema, come quello di fissare quante classi si possono costituire in rapporto alle risorse disponibili: rientra nelle scelte che un Governo ha il diritto e il dovere di fare, assumendosene le responsabilità (ma senza poi rinnegarle quando si passa all'opposizione, come peraltro già avvenuto a parti invertite, su questo come su tanti altri temi che riguardano la scuola e non solo: è il "teatrino" della politica che tutte le forze politiche riservano in Italia ai cittadini, contando sulla loro memoria corta). Il punto vero è come si persegue quell'obiettivo. Riguardo all'innalzamento del numero medio di alunni per classe, abbiamo già documentato (rimandiamo ad es. al nostro dossier "Risparmi e qualità", o ai nostri commenti al piano programmatico del governo Berlusconi) come esso possa essere raggiunto anche salvaguardando, per quanto possibile, la qualità se si interviene sulle tante classi con un numero ridotto di alunni che si hanno in tante grandi città, o in centri che hanno altre scuole in comuni a pochissima distanza e facilmente raggiungibili; viceversa elevare indiscriminatamente il numero massimo di alunni è forse più facile, ma certamente penalizza la qualità del servizio che può essere offerto in quelle classi. |