Laurearsi conviene sempre di A.G. La Tecnica della Scuola, 18.3.2010 Lo conferma il consorzio “Almalaurea” che ha pubblicato il rapporto sulla condizione dei laureati: anche se nel primo bimestre 2010 la richiesta di "dottori" è calata del 31%, nell`intero arco della vita lavorativa presentano un tasso di occupazione di oltre 10 punti maggiore dei diplomati. Favorevole anche il confronto sullo stipendio percepito: nell’intervallo 25-64 anni d’età, la busta paga risulta più elevata del 55%. Ma a concludere l’Università sono ancora in pochi. Ragazzi non date retta ai luoghi comuni: anche se il momento è critico, la condizione occupazionale e retributiva dei laureati resta migliore di quella dei diplomati di scuola secondaria superiore. A sostenerlo è il consorzio “Almalaurea”, che il 17 marzo ha pubblicato il rapporto sulla condizione dei laureati: ebbene, oggi nell`intero arco della vita lavorativa i laureati presentano un tasso di occupazione di oltre 10 punti percentuali maggiore dei diplomati (78,5 contro 67%). E anche a fine mese la differenza è palpabile: nell`intervallo 25-64 anni di età, lo stipendio di un “dottore” risulta più elevato del 55% rispetto a quello percepito dai diplomati di scuola secondaria superiore. Un gap che, del resto, trova riscontro nei Paesi dell’Ue a noi più vicini, come Germania, Regno Unito e Francia. Fin qui le note positive che indurrebbero a scegliere la strada accademica. Tuttavia, esaminando la propria banca dati AlmaLaurea ha scoperto che il primo bimestre 2010, rispetto al corrispondente bimestre dell`anno precedente, mostra un calo nelle richieste di laureati del 31%; una contrazione della domanda superiore a quella dello stesso periodo dell`anno precedente e che coinvolge la quasi totalità dei percorsi di studio, anche quelli solitamente al vertice dell`occupazione (meno 37% nel gruppo Economico-statistico, meno 9% in Ingegneria). Le sempre maggiori difficoltà occupazionali incontrate dai giovani, laureati compresi, nel corso del 2008 e del 2009 si sono inevitabilmente riversate anche sui laureati di più lunga data (pre-riforma intervistati dopo tre e cinque anni dal conseguimento del titolo). Il tasso di occupazione risulta in calo sia tra i laureati a tre che tra quelli a cinque anni: per i primi la contrazione è di circa 5 punti percentuali (la quota di occupati è pari al 67%), per i secondi è di quasi 4 punti (la quota di occupati è pari all`82%). Negli ultimi otto anni, la quota di laureati occupati, a tre anni dal conseguimento del titolo, ha subito una contrazione di oltre 8 punti percentuali. Sugli ultimi cinque anni, invece, i laureati hanno fatto registrare un incremento del tasso di occupazione di circa 28 punti percentuali. Anche la retribuzione premia i titoli di studio superiori: nell’intervallo 25-64 anni di età, risulta più elevata del 55% rispetto a quella percepita dai diplomati di scuola secondaria superiore. Ma iscriversi all’Università per molti giovani comporta, evidentemente, sacrifici troppo grandi. In tanti provano, ma poi lasciano. Circa la metà nemmeno si iscrive. Il risultato è che saggiando la quota complessiva di laureati emerge che il livello dei Paesi più avanzati ci vede sensibilmente in ritardo: in Italia ci sono 19 laureati su cento di età 25-34, contro la media dei Paesi Oecd pari a 34. E non va meglio nella popolazione di età 55-64: in questa fascia anagrafica sono laureati appena 9 italiani su cento, meno della metà di quanti non ce ne siano mediamente nei Paesi Oecd. |