CRISI TRA I BANCHI. BILANCI SEMPRE PIÙ IN ROSSO Interviste ai genitori sulla scuola in bolletta In migliaia rischiano di sforare il tetto massimo del 30% stabilito dalla Gelmini Flavia Amabile La Stampa, 29.3.2010 "IDEA ACCETTABILE SOLO ALLE SUPERIORI" Angela Nava, presidente del Cgd, il coordinamento genitori democratici, ormai tocca a voi sostenere sempre più spesso le spese delle scuole. È giusto?
«Il gioco sul
contributo volontario da parte dei dirigenti è una consuetudine in
vigore già da alcuni anni. E in alcuni casi ha anche una sua
giustificazione».
«Quando si
tratta di istruzione non obbligatoria, vale a dire dopo il
sedicesimo anno di età. Si parla dal 1991 di cifre chieste a noi
genitori per le spese di laboratorio o per materiali vari. È anche
comprensibile e veniva accettata proprio perché non ci troviamo di
fronte a un tipo di istruzione obbligatoria e dunque protetta da
norme costituzionali. In questo caso si tende a far valere il
principio che chi continua a mandare i figli a scuola non ha
l’obbligo di farlo e quindi deve essere in grado di affrontare le
spese richieste dall’istituto».
«Non
potrebbero, alla fine si tratta comunque di contributi volontari. La
novità di questi ultimi anni però è un’altra. Le richieste si stanno
estendendo anche alla scuola dell’obbligo. Questo non è pensabile e
abbiamo chiesto che in questi casi debbano essere molto chiari
alcuni elementi: la volontarietà del versamento nella causale, la
destinazione per l’ampliamento dell’offerta formativa, l’assenza di
discriminazioni e la trasparenza nella rendicontazione delle voci di
spesa. Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, le scuole hanno iniziato a chiedere alle famiglie una seconda tassa di maturità oltre a quella statale. E alcuni dirigenti minacciano ritorsioni contro chi non paga.
«Non sapevo che
esistesse quest’uso. Mi chiedo se si tratti di decisioni assunte in
modo collegiale a livello di istituto».
«No, si tratta
comunque di contributi che restano volontari e parlare di ritorsioni
è davvero un azzardo: non si può costringere a pagare chi non vuole.
Si tratta di fondi aggiuntivi da parte delle famiglie che però
potrebbero essere versati anche in altri momenti diversi da quelli
delle iscrizioni. Detto questo però ci sono da precisare alcuni
aspetti».
«Le scuole sono
giunte a un tale livello di indigenza che si fa ricorso a tutto, dal
“gratta e vinci” alla lotteria. La situazione che non è più
concepibile». «È una cifra irrisoria, insignificante e inutile. Vorrei sfidare qualsiasi dirigente d’azienda a gestire la propria impresa a risorse zero. Considerando che in Italia le scuole sono circa 10.500, si traducono in neppure 1.000 euro a istituto. Una scuola con 800, 1.000 alunni e 150 unità di personale con 80 euro al mese ci fa ben poco. Dunque, anche se fosse vero l’impegno del ministro, le scuole dovranno continuare a chiedere soldi alle famiglie per non chiudere». |