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Giornata mondiale delle persone down. E' l'inclusione scolastica il tema di quest'anno. Sovraffollamento, formazione degli insegnanti e qualità del sostegno: queste le criticità che Coordown segnalerà al ministero. Toti: “Non si respira più l’entusiasmo degli anni '80" di Chiara Ludovisi, Superabile 21.3.2010 ROMA - "La scuola sta vivendo un momento difficile. Ed è per questo che abbiamo voluto dedicare a questo tema la Giornata mondiale di quest'anno": così Franca Torti, presidente di Unidown, membro del Coordown e mamma di Stefania, parla della Giornata mondiale delle persone con sindrome di Down, che si celebra oggi, intitolata "La diversità è la risorsa più grande, anche a scuola!". Un'occasione per promuovere una campagna di sensibilizzazione sul tema dell'inclusione scolastica e per creare momenti di riflessione e di discussione sul reale percorso educativo dei bambini e degli adolescenti con sindrome di Down. Proprio oggi, il Coordown si riunirà nella sua assemblea nazionale, per elaborare "idee e proposte che poi presenteremo nelle sedi di competenza, in primo luogo al ministro Gelmini - anticipa la Torti - Segnaleremo le nostre preoccupazioni come genitori di ragazzi Down di fronte alle principali criticità che stanno investendo la scuola in questi anni di crisi e che si ripercuotono particolarmente sui ragazzi disabili: sovraffollamento delle classi, formazione dei docenti e utilizzo degli insegnanti di sostegno in attività che non competerebbero a loro. Mi riferisco soprattutto al loro impiego nella sostituzione di insegnanti curriculari in caso di assenze inferiori ai 15 giorni: visto che per periodi così brevi non vengono chiamati supplenti, nella grandissima maggioranza dei casi sono gli insegnanti di sostegno a sostituire l'insegnante assente". Si respira un'aria piena di preoccupazione, quindi, tra i genitori degli studenti disabili: "E' un clima molto diverso da quello in cui è cresciuta mia figlia, che oggi ha 33 anni - ci racconta la Torti - Negli anni '80, quando lei ha frequentato la scuola, l'integrazione scolastica era una novità, che suscitava molto entusiasmo, anche se non mancavano delle resistenze. Dalle elementari alle superiori, il percorso scolastico di mia figlia è stato quindi molto felice: lei è riuscita sempre a studiare tutte le materie, naturalmente con le necessarie accortezze: per il Latino, per esempio, traduceva un paio di frasi, anziché la versione intera. Ma faceva tutto insieme ai suoi compagni: il tirocinio nella scuola materna, la visita culturale nel museo, per vedere dal vivo i quadri che aveva studiato sui libri. È così che dovrebbe essere, ed è questo che chiediamo, come genitori e come associazioni: che il lavoro didattico degli insegnanti porti frutti a tutti gli alunni della classe. Ma questo richiede naturalmente risorse: invece si sta cercando di dividere sempre più la coperta, per esempio tra alunni disabili e alunni stranieri". Una giornata, quindi, che serve soprattutto per chiedere "che la scuola italiana si attrezzi e preveda per gli alunni diversi progetti educativi diversi e adeguati ai loro bisogni. La scuola è un'occasione troppo importante per un ragazzo disabile e per il suo futuro: un tempo anche le persone analfabete potevano lavorare, ma oggi chi non sa leggere e scrivere è fuori dalla società. Per questo, tutti i ragazzi che hanno possibilità di apprendimento devono ricevere tutti gli strumenti necessari per sviluppare competenze che permettano in futuro il loro inserimento lavorativo". E' quello che la scuola può e deve fare, anche in tempo di crisi. |