L'intervento

Aula straniera

 Pasquale Almirante La Sicilia, 21.2.2010

Il Miur fa sapere che solo il 2,8% delle scuole italiane ha un numero di studenti stranieri superiore al 30% degli iscritti, per cui l’eccedenza, a rigore di legge, dovrebbe essere trasferita altrove e cioè nell’istituto scolastico più vicino che però se non ha quell’indirizzo specifico, costringerà il ragazzo a trovarsene un altro corrispondete: ma in quale parte della città?

La scuola lo guiderà, ma sicuramente è più facile spostare alunni da una classe all’altra che sanare i quartieri ghetto, perché secondo i maggiori studiosi di migrazione il vero problema sta soprattutto in quelle zone cittadine dove si permette colpevolmente la concentrazione di questa popolazione.

Comunica ancora il Miur che il 26,2% delle scuole non ha affatto alunni immigrati, mentre il 47% non raggiunge il 10% sul totale degli iscritti. C’è tuttavia un altro dato importante: il 79% di costoro, che costituisce il 10% del totale di tutti gli alunni, frequenta gli istituti Tecnici e i Professionali, pressoché in linea con le classi sociali italiane meno abbienti, mentre modestissimo è il numero di chi si iscrive al Liceo. Contestualmente però, a causa della crisi mondiale e al rallentamento dei flussi, diminuisce pure la presenza scolastica di alunni extracomunitari, cosicché si è passati dal 14,5% del 2007/08 al 9,6% dell’anno successivo, con una flessione di 4,6 punti in percentuale nella scuola dell’infanzia, di 6,5 nella primaria, di 1 nella scuola di I grado e di 6,4 in quella di II grado. Un altro dato riguarda gli alunni nomadi: il 54,6 % frequenta la scuola primaria e solo l’1,5% un istituto superiore, mentre la regione più interessata è il Lazio, con 2.285 presenze.

Quello che non si capisce è il motivo per cui di fronte a una presenza tanto bassa di alunni immigrati si faccia così tanto clamore, arrivando a fissare la quota del 30% oltre la quale si viene spostati. Fra l’altro molti di questi ragazzi sono nati in Italia e, oltre a conoscere bene la lingua, sono perfettamente integrati, mentre la quasi scomparsa alle superiori dei bambini nomadi, dopo la primaria, dovrebbe far riflettere sulla loro sorte: o lasciano il Paese o fanno qualche altra attività (quale?) che non è comunque la frequenza della scuola dell’obbligo, mentre un’anagrafe onesta dovrebbe verificarne il destino. O forse no, visto che del 18% degli abbandoni e delle dispersioni anche italiane non si sa nemmeno nulla.