SCUOLA
Meloni (Pd): le nostre proposte intervista a Marco Meloni, il Sussidiario 10.5.2010
«Il ddl Gelmini mira a disciplinare
ogni aspetto della vita degli atenei. Altro che autonomia: il ddl
sul punto probabilmente è incostituzionale, ed è contrario a ogni
logica di sussidiarietà e all’evoluzione dei sistemi universitari,
anche su scala europea». Marco Meloni, responsabile del Pd per
università e ricerca, parla con ilsussidiario.net della riforma
universitaria.
Il contenuto smentisce del tutto i
propositi. Una disegno iper-normativista e iper-burocraticista, che
non affronta i nodi strutturali del sistema ed è finalizzato solo a
stabilizzare i tagli di oltre 1 miliardo in tre anni. Qualcuno pensa
seriamente che sia possibile colmare il divario coi paesi europei
(siamo indietro per numero di laureati e ricercatori, apertura del
sistema, oltre a molti altri indicatori) diminuendo ancora gli
investimenti e aumentando il precariato? Già ora investiamo in
università meno dello 0,8% del Pil, contro una media europea
dell’1,3%. Mentre, ad esempio, la Francia investe 19 miliardi.
Sono concetti che condividiamo, anche
perché siamo stati i primi a sostenerli. Ma questo ddl fa
esattamente il contrario. Vi si vede una logica iper-centralista,
nessuna risorsa per gli studenti meritevoli, nessuna attenzione alla
coesione del Paese. Così si affossa il sistema universitario, e si
decide che il modello di sviluppo dell’Italia non è fondato sulla
conoscenza e sull’innovazione. Un errore senza ritorno, che noi
vogliamo impedire. Per questo abbiamo chiesto al governo un
confronto aperto sul merito di questa riforma, che riguarda
l’interesse generale del Paese. Finora, nessuna risposta.
Il governo i 3 miliardi di euro per
Alitalia li ha trovati. La spesa corrente per beni e servizi della
Pa è aumentata di 12 miliardi in 2 anni. Mentre altrove si sperpera
- si pensi all’enorme scandalo delle opere realizzate con procedure
emergenziali - le università sono allo stremo. Siamo a maggio, e non
si conoscono né l’ammontare delle risorse ordinarie, né i criteri
della loro ripartizione. L’abbiamo denunciato nei giorni scorsi, e,
come ha detto Anna Finocchiaro, se non avremo risposte non
parteciperemo più ai lavori parlamentari sulla riforma.
Il Pd ha posto università e ricerca in
cima alle sue priorità programmatiche. oggi iniziamo da Napoli, con
Bersani, il nostro viaggio nelle università italiane. L’università
ha bisogno di un intervento più coraggioso, che parta dagli studenti
e dai ricercatori. Dalle esigenze del Paese e dei nostri giovani. E,
in cambio, di risorse adeguate. Per “tagliare i tagli”, e
raggiungere in dieci anni la media attuale dei paesi europei
sarebbero sufficienti pochi miliardi di euro. In sintesi: riforme in
cambio di risorse, proprio come diceva la Gelmini nei mesi scorsi.
Ora c’è solo una riforma finta, mentre i tagli sono drammaticamente
veri.
In tutta l’impostazione della
proposta: si vuole mantenere la forma dell'impianto autonomistico,
ma sottoponendo ogni decisione degli atenei a controlli e indirizzi
del centro. Penso alle norme sul governo degli atenei, o a quelle
finanziarie. Fondate su un concetto semplice: prima ti tolgo le
risorse, poi se non sono sufficienti - cosa che a quel punto è
prevedibile - ti commissario. Concordo con chi ha detto che siamo di
fronte a un doppio commissariamento: gli atenei sotto il comando del
ministero della Ricerca e questo sotto l’Economia. Nuovi
appesantimenti burocratici, con la geniale idea di affidare borse e
prestiti a una Spa del ministero dell’Economia, immagino
ferratissima in materia. Insomma, l’idea è che gli atenei siano del
tutto incapaci di autogestirsi, e dunque macchina indietro, si torna
al centralismo. Come se i ministeri fossero invece la culla
dell’efficienza. Ma questo non era il governo delle autonomie e del
federalismo?
Pura propaganda. Non so quanti siano i
baroni, ma se ce ne sono certamente a favore del ddl Gelmini. Lei
chi sente criticare la riforma? I supposti baroni o i ricercatori e
i precari?
Per noi è fondamentale aprire ai
giovani, con percorsi di carriera rapidi e fondati su regole chiare.
Le nostre proposte principali: un contratto unico di ricerca che dia
diritti economici, assistenziali e previdenziali certi per le
attuali posizioni di assegnista, borsista e post-doc; percorsi di
carriera per i ricercatori con esito certo in caso di valutazione
positiva; molti spazi nei prossimi 8 anni, col finanziamento in
legge di posizioni in ruolo, per consentire ai ricercatori
(strutturati e precari) di avere reali opportunità, con una giusta
selezione, di entrare nella docenza; ringiovanimento della classe
docente, riportandone la composizione anagrafica in linea con la
media internazionale, prevedendo il pensionamento a 65 anni. Dopo,
solo i docenti che gli atenei valuteranno positivamente potranno
continuare a svolgere compiti didattici e di ricerca.
Non credo sia possibile creare
attraverso la legge meccanismi di reclutamento perfetti. È invece
possibile rendere più trasparenti e semplici le procedure - come
facciamo coi nostri emendamenti - e far funzionare meccanismi di
valutazione rigidissimi che disincentivino scelte poco responsabili.
Deve essere chiaro chi assume la responsabilità finale della
chiamata dei docenti, e paga le conseguenze di scelte sbagliate. E
in ogni caso, l’ho appena detto, se puntiamo ad avere più laureati
dobbiamo avere molti più ricercatori e docenti: nel rapporto
studenti/docenti siamo già molto indietro. Nell’università italiana
è indispensabile immettere un forte shock generazionale. Sosteniamo le loro ragioni, perché il disegno del governo li confina in un ruolo a esaurimento che ne mortifica qualificazione e prospettive. Abbiamo proposto già in Senato una prima norma per attivare, a cadenza regolare, per i prossimi 8 anni, concorsi che consentano a tutti coloro i quali supereranno le procedure selettive di entrare nei ruoli di docenza. Ma dobbiamo pensare anche a chi ricercatore a tempo indeterminato non lo è ancora, e dunque aprire anche a loro spazi di carriera. Stiamo perfezionando una nostra proposta sul ruolo unico di docenza, che presenteremo nelle prossime settimane.
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