per la scuola del merito e della responsabilità |
Prove Invalsi, esami e sei politico
dal
Gruppo di Firenze per la scuola
del merito e della responsabilità, 30.5.2010
Scuola, all’esame di terza media
arriva il quiz di cultura generale, intitola oggi “La
Repubblica” un articolo sulle prove Invalsi che per la prima volta
contribuiranno al voto finale nell’esame di terza media. Ed è subito
polemica. Infatti Manuela Massa del Coordinamento genitori
democratici della Liguria dichiara che sono assolutamente inutili e
propone al posto dei quiz “una metodologia (?) in grado di
mettere in luce tutti gli aspetti dell’attività educativa” (leggi
l’articolo).
È singolare che su argomento di carattere tecnico venga interpellata
un’associazione di genitori. Ovviamente il singolo genitore può
approvare o disapprovare la politica scolastica e alle elezioni avrà
poi il potere di scegliere chi va in parlamento e o nel governo
della scuola a rappresentare le sue idee; ma quando i genitori si
organizzano come genitori democratici (come se esistessero i
genitori antidemocratici!) e quindi si danno un ruolo politico ed
ideologico, occupano uno spazio che non gli compete, quello della
didattica, oltretutto avanzando proposte astratte, spesso figlie di
teorie pedagogiche male assimilate. Questo è successo anche perché
la sinistra ha pensato che fosse opportuno non solo sindacalizzare
in maniera ideologica i docenti, ma anche i genitori, con il
risultato (eterogenesi dei fini) di assumere quasi sempre posizioni
conservatrici; ultimo esempio, il giudizio completamente negativo
sulla riforma dei licei.
Se i genitori lavorassero soprattutto su
quella fermezza educativa nei confronti dei figli, che è
indubbiamente di loro competenza, e lasciassero agli insegnanti il
loro ruolo di responsabili della didattica, farebbero ad un tempo
bene a loro stessi, ai figli e di conseguenza anche alla scuola.
(Sergio
Casprini)
La normativa vigente dall’estate scorsa per l’esame con cui termina
il primo ciclo di studi (in parole povere “esame di terza media”)
prevede che il giudizio complessivo sul livello di preparazione
dell’alunno scaturisca dalla media matematica di ben sette
valutazioni, tutte messe sullo stesso piano: la media dei voti con
cui è stato ammesso, il tema di italiano, le prove delle due lingue
straniere studiate, la prova nazionale dell’Invalsi (comprendente
una parte di italiano e una di matematica) e il colloquio
pluridisciplinare. Ben più quindi dei cosiddetti quiz, si dovrebbe
discutere (perché pochissimo se n’è discusso) sulle motivazioni e
sull’adeguatezza di questa scelta, che riduce al 14 % il peso di un
anno scolastico, mettendolo alla stessa stregua di tutte le singole
prove d’esame. D’altra parte è vero che in precedenza si tendeva a
svalutare eccessivamente l’importanza dell’esame, da alcuni docenti
considerato una pura e semplice ratifica dell’andamento di un
triennio. I test dell’Invalsi, in ogni caso, possono essere utili
come indicatori, certo non esclusivi, della situazione della scuola
italiana, mentre l’esame stesso nel suo complesso, con la varietà
delle sue diverse prove, mi sembra senz’altro “in grado di mettere
in luce tutti gli aspetti dell’attività educativa”, come chiede la
rappresentante dei genitori.
C’è poi l’altra discussa norma che impone una pagella tutta di
sufficienze per essere ammessi all’anno successivo e all’esame di
terza media. Ne abbiamo già parlato un anno fa, prendendo anche
l’iniziativa di scrivere in proposito al ministro per chiedere una
decisione più meditata. Dato che la stessa regola vige anche per
l’ammissione all’esame di maturità, ci limitiamo a dare la parola a
Giovanni Belardelli, che ne parla con molto buon senso sul
“Corriere della Sera”.
(Giorgio Ragazzini)