Pagano (Pdl) a Tuttoscuola: da Tuttoscuola, 26.5.2010
La quarta puntata dell'inchiesta di Tuttoscuola sull'istruzione non
statale è dedicata al partito di maggioranza relativa, cioè al Pdl.
Nostro interlocutore, l'onorevole Alessandro Pagano, docente presso
l'Università di Messina, membro della Commissione Finanze della
Camera.
Il problema della parità scolastica è solo uno degli aspetti di un
problema più grande, quello della scuola. Per quanti passi avanti
siano stati fatti in dieci anni di vita della legge, ritengo che
alcune cose possano ancora essere migliorate. Mi riferisco alle
modalità di accesso alle paritarie, alle problematiche che
riguardano il personale docente...
Sono assolutamente favorevole perché ritengo che le paritarie
svolgano una funzione pubblica. Lo Stato deve solamente svolgere
un'opera di monitoraggio per essere costantemente aggiornato sul
grado di efficienza delle scuole, tanto pubbliche quanto private.
Alcune Regioni hanno studiato i costi medi sostenuti dallo Stato per
ciascuno studente e i contributi riconosciuti alle scuole paritarie.
L'analisi ha evidenziato che le paritarie stanno ricevendo sempre
meno soldi dal pubblico. Al momento si stanno sperimentando anche
nuove modalità di intervento delle Regioni, come il "buono scuola" o
il criterio della "quota capitaria". E' evidente che devono ancora
essere approfondite le soluzioni che consentano alle famiglie di
poter scegliere la scuola alla quale affidare l'educazione dei
propri figli senza rinunciare alle prestazioni scolastiche
costituzionalmente riconosciute.
E' un intervento intelligente. I benefici di carattere sociale che
derivano dal fornire una buona istruzione ai nostri giovani sono
indubbi.
Mi pare una buona proposta. Come dicevo prima, io appartengo a
quella classe di pensiero che attribuisce alla scuola una funzione
pubblica. Prima della scuola, come agente formatore, c'è solo la
famiglia. Per questo è importante individuare il modello più valido
per l'erogazione dei contributi. Mi sembra interessante anche la
proposta delle "quote capitarie ponderate", che cerca di trovare un
equilibrio tra varie esigenze, l'integrazione e il territorio, ad
esempio.
Per migliorare la qualità delle scuole è necessario avere certezze
sulla qualifica iniziale degli insegnanti, rendendo più rigorose le
procedure selettive, aumentando l'attrattività di questa professione
tramite incentivi basati sul risultato, creando un sistema di
carriera basato sulla certificazione e le prestazioni. Le analisi
sulle modalità di assegnazione dei docenti alle scuole dimostrano
che non sono queste le responsabili della scarsa qualità
dell'insegnamento. Lo sono di più la mobilità dei docenti, la
discontinuità didattica, il loro grado di insoddisfazione. Perciò
sarebbe opportuno migliorare il reclutamento concedendo maggiore
autonomia a livello locale. A questo proposito ritengo che sia
necessario colmare il divario educativo Nord-Sud per annullare
quello sociale ed economico, pertanto occorre puntare
sull'eccellenza dei docenti. Fortunatamente è ancora una proposta senza sviluppi. I docenti della scuola italiana sono tutti, indipendentemente dall'appartenenza territoriale, cittadini italiani. Non dimentichiamo che l'Italia fa parte dell'Unione Europea, in cui è prevista la libera circolazione del lavoro. Introdurre i vincoli di nascita o di residenza sarebbe discriminatorio, specie se applicato al contesto incaricato di formare il cittadino di domani. La stabilità potrebbe essere raggiunta con altri mezzi, quali la pluriennalità degli incarichi e dell'assegnazione della sede o gli incentivi (economici o di avanzamento di carriera) in caso di permanenza in una scuola per un certo numero di anni. |