Rapporto istat
Molti ragazzi senza libri nè pc la Repubblica 26.5.2010 Home Affari&Finanza Sport Spettacoli&Cultura Motori Viaggi Moda Casa Salute Annunci Lavoro Meteo Repubblica TV Politica Cronaca Esteri Scienze Tecnologia Ambiente Scuola&Giovani Repubblica@Scuola Ora per Ora Foto Altri articoli di Scuola Molti ragazzi senza libri nè pc L'esclusione sociale comincia presto
Laureati 2010, giovani
e preparati "Ma tornano a sognare il Pubblico"3Fatte le commissioni
i nomi sono online4Scuola, apertura dopo il 30 settembre? Gelmini
"molto aperta", Lega contraria5Scuola, Pdl: stop all'inizio
anticipato "Anno scolastico parta dopo il 30 settembre"6Niente
critiche a scuola e ministero in Emilia il bavaglio per gli
insegnanti7Addio atlanti, c'è Google Benvenuti nella scuola
2.08Sotto il burqa nessuna pietá9Insolito sondaggio a scuola "Tu
cosa pensi dell'Italia unita"10Dal burqa ai 150 anni dell'Unitá i
ragazzi e un'Italia che delude11Istruzione per alunni malati i fondi
bloccati dal Tesoro12Atenei pubblici verso il disastro E crescono i
numeri delle private13Atenei, occupazioni a catena contro la riforma
La Gelmini: "Gli studenti sono con me"14Settimana di protesta degli
atenei assemblee e occupazione rettorati15Universitá, prevale il
centrodestra Ma la lista più votata è l'Udu16Protesta sui tagli al
tempo pieno Gelmini: "Falso, ci sono più classi"17Via ai fondi per
l'edilizia scolastica Le Regioni del Sud: "Uno scippo"18Scuola,
torna il fascino dei licei iscrizioni record per il nuovo
anno19Maturitá, in centomila a rischio ed è nuovo boom di
privatisti20La scienza premia gli studenti misteri e scoperte per
giovani reporter21Elezioni universitarie, studenti al voto Il Cnsu,
un trampolino per la politica22"Ora di religione nel credito"
Gelmini esulta per la sentenza23"C'era una volta il lavoro..." la
fiaba nera della disoccupazione24Quella maledetta lettera D
disoccupazione, disperazione25Qui, in piena Sicilia c'era una volta
il lavoro... Una situazione di diseguaglianza strutturale 2 che la scuola scalfisce in modo superficiale, intanto perché presenta gravi carenze, che si riflettono sulla preparazione degli studenti: "I risultati degli studenti italiani appaiono particolarmente preoccupanti, e collocano il nostro Paese sempre al di sotto dei valori medi di Ocse". E poi perché l'introduzione dell'obbligo scolastico ha "annullato", rileva l'Istat, "le differenze sociali nel conseguimento della licenza media, "mentre nel conseguimento dei titoli superiori continua a pesare una forte disuguaglianza legata alla classe sociale della famiglia di provenienza degli studenti, anche considerando le differenti generazioni". Fino ad arrivare alla constatazione (dati alla mano) che i figli delle famiglie più abbienti prendono voti più alti: "I risultati scolastici sono correlati all'estrazione sociale della famiglia di origine. Quelli meno soddisfacenti, infatti, si riscontrano più spesso nelle famiglie operaie (36,5 per cento) e in quelle in cui la persona di riferimento è un lavoratore in proprio (42,5 per cento)". Né la scuola, dunque, né le nuove tecnologie aiutano i giovani ad abbattere le barriere sociali, a farsi avanti, a rompere il meccanismo di una società bloccata 3. "Non usa il pc il 4,8 per cento di figli nel caso in cui la persona di riferimento è un dirigente, imprenditore o libero professionista, mentre la quota sale al 18,6 per cento per i figli che vivono nelle famiglie operaie". Nelle scuole il computer non c'è, o ce ne sono troppo pochi, o non vengono usati adeguatamente: "Anche rispetto all'utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici - conclude l'Istat - la scuola risulta incapace di alfabetizzare i ragazzi che non hanno avuto opportunità in famiglia o con gli amici". Identico il meccanismo della lettura: legge chi ha genitori che leggono e che tengono libri in casa. Si registra il 41,3 per cento di lettori tra i figli di 15-29 anni che hanno al massimo 50 libri in casa, ma la percentuale sale al 73,4 per cento tra chi vive e cresce in una casa con più di 200 libri. "Anche il livello di istruzione dei genitori influenza la propensione alla lettura dei figli: la quota dei figli che ha letto almeno un libro è pari al 55,1 per cento e cresce fino al 72,7, qualora almeno un genitore risulti laureato. Il valore si dimezza tra i figli con genitori che possiedono al massimo la licenza elementare". Vediamola a seconda della professione dei genitori: "Legge il 70,7 per cento dei ragazzi che vivono in famiglie nelle quali il capofamiglia è dirigente, imprenditore o libero professionista, mentre nelle familie operaie la quota di figli lettori si attesta al 45,7 per cento". La scuola italiana non è in grado di appianare queste differenze d'origine perché presenta gravi carenze strutturali. L'Istat le esamina in modo impietoso, anche alla luce del confronto internazionale. Intanto la scuola italiana "si distingue negativamente nel contesto europeo per la quota di early school leavers (giovani di 18-24 anni che hanno abbandonato gli studi senza aver conseguito un diploma di scuola superiore) pari al 19,2 per cento nel 2009, oltre quattro punti percentuali in più della media Ue e nove punti al di sopra del valore fissato dalla strategia di Lisbona". L'abbandono scolastico ha percentuali più alte nel Mezzogiorno. Quanto ai contenuti, "secondo l'indagine Pisa promossa dall'Ocse, il punteggio medio degli studenti italiani 15enni nelle competenze in lettura è inferiore di 23 punti alla media internazionale (469 contro 492)". Gli studenti italiani risultano sempre inferiori al valori medi Ocse anche per le competenze in matematica e scienze. Risultiamo molto indietro rispetto agli altri Paesi anche per numero di laureati: "Nel 2007 hanno conseguito un titolo terziario circa 60 persone (di qualsiasi età) ogni mille giovani in età 20-29 anni, a fronte di un valore pari a 77 in Francia e valori superiori a 80 nel Regno Unito e in Danimarca". Il gap prosegue anche per gli adulti: "L'Italia registra uno dei tassi di partecipazione alla formazione continua degli adulti tra i più bassi in Europa: nel corso del 2005 soltanto il 22,2 per cento dei 25-64enni ha effettuato almeno un'attività di studio e/o di formazione, contro una media europea del 36 per cento". Pochissime imprese svolgono formazione: lo fa solo il 25,6 per cento delle aziende con 10-19 addetti, ma il 96,7 per cento di quelle con mille addetti e più (che però in Italia esistono in numero limitatissimo). Gli effetti di una scuola carente si fanno sentire anche nell'età adulta: "Nel 2003 quasi metà dei 16-65enni consegue il punteggio più basso nelle capacità letterarie e circa il 70 per cento presenta allo stesso tempo anche bassi livelli di comptenza numerica e documentaria". Ma forse non è solo per questo che il 20,2 per cento degli italiani è sottoinquadrato, percentuale che sale molto tra i lavoratori atipici. Sono sottoinquadrati infatti il 46,9 per cento degli occupati a termine, il 40,1 per cento di quelli in part time e il 30,5 per cento dei lavoratori con rapporti di collaborazione. |