Ridurre il liceo a 4 anni, fa discutere
la proposta del rettore della Bocconi

Studenti e sindacati schierati tra pro e contro

 La Stampa, 6.5.2010

ROMA
Reazioni pro e contro alla proposta di riduzione della durata dei corsi liceali per anticipare di un anno l’accesso all’università, come accade in molti paesi europei, rilanciata oggi dal rettore dell’università Bocconi di Milano Guido Tabellini, sia sul fronte sindacale che su quello studentesco.

L’associazione studentesca Azione Studentesca boccia la proposta perché, a suo parere, «lascia irrisolti diversi nodi cruciali». «Accorciare il percorso scolastico di un anno sarebbe utile - spiega - se riuscissimo a garantire una preparazione adeguata nei 4 anni, ma già 5 anni non sono sufficienti. E - aggiunge - non tiene il rapporto con gli altri sistemi presenti in Europa dato che differiscono dal nostro per il rapporto con il mondo del lavoro e per l’ingresso all’università ed è molto strano che un rettore si preoccupi dei tempi prima di occuparsi della qualità della formazione».

Contrario anche il sindacato Gilda che parla di «bestialità». «Si tratta di un’idea bizzarra - afferma il coordinatore Rino Di Meglio - che non tiene in alcun conto l’organizzazione del sistema scolastico italiano. L’università nel nostro Paese è molto lontana dai modelli esistenti nel resto d’Europa: non solo qui non ci sono i tutor, ma spesso mancano persino le aule dove svolgere le lezioni. La scuola italiana è gi… profondamente stremata da pseudo riforme e tagli indiscriminati».

Apertura, invece, da Cgil e Uil. Il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, ricorda che il tema è aperto da anni sottolineando che nella maggior parte dei Paesi Europei a 18 anni si consegue il diploma «e non è giusto quindi che i ragazzi italiani siano penalizzati, entrando nel mercato del lavoro o andando all’università con un anno di ritardo». «Ma - osserva il sindacalista - occorre da un lato rafforzare ed elevare a 18 anni l’obbligo scolastico e dall’altro riformare profondamente i cicli scolastici, evitando vere e propri salti mortali per i ragazzi nel passaggio tra primaria, secondaria inferiore e secondaria superiore». Senza queste condizioni, a parere di Pantaleo, si rischia di rispondere a un problema giusto in modo sbagliato.

Per il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna, si tratta di una proposta «condivisibile», peraltro già avanzata più volte dal sindacato sia al ministro Berlinguer sia al ministro Moratti. Ipotizzarla oggi, mentre sta partendo una ennesima riforma - osserva il sindacalista - «significa creare ulteriori incertezze nel sistema scolastico», ma «l’esigenza di ridurre e rendere essenziale il percorso di formazione dei giovani rimane tutta». Ed entrando nel merito, Di Menna osserva che la proposta del rettore «è utile per intervenire sulle dinamiche scuola-università, scuola-mondo del lavoro intervenendo sull’ultimo anno di scuola superiore che può diventare una parte del percorso universitario, post diploma, di esperienza lavorativa, realizzando così, con un sistema integrato e comunicante, l’obiettivo di ridurre il percorso di studi e formazione».