Il dialetto nelle scuole

Nelle linee guida dei tecnici si chiede la conoscenza al biennio
del rapporto tra italiano e dialetto

Flavia Amabile La Stampa, 4.5.2010

Nelle superiori si insegnerà l’italiano ma si dovrà avere una conoscenza anche del dialetto. Modi, tempi, quantità saranno definite più in là, per ora il ministero ha soltanto indicato la propria volontà. Lo ha fatto nelle linee guida per i nuovi istituti tecnici che vedranno la luce dal prossimo anno, nelle «schede di lavoro» relative alle materie del primo biennio.

Ai futuri studenti dei primi due anni il ministero chiede «competenze», ovvero conoscenze generiche, in «registri dell’italiano contemporaneo, diversità tra scritto e parlato ma anche  rapporto con i dialetti». All’interno dell’insegnamento dell’italiano, insomma, non potranno prescindere da queste conoscenze. 

E al ministero dell’Istruzione confermano. «Anzi. Rivendichiamo con forza la necessità di queste conoscenze sui dialetti e le tradizioni locali per favorire la conoscenza dei luoghi in cui si vive, delle proprie radici». 

Insomma, i dialetti entrano nella vita degli studenti delle superiori, un tema molto caro alla Lega. Era stato il leader del Carroccio Umberto Bossi lo scorso Ferragosto a spiegare di essere pronto a preparare una legge. Il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, l’aveva accontentato subito con un ddl che voleva rendere obbligatorio il dialetto in tutti i cicli scolastici: dalla primaria passando per le medie fino alle superiori. Secondo la Lega l’insegnamento doveva essere affidato ad «insegnanti specializzati», con una competenza da verificare durante i concorsi di accesso alla professione. 

La proposta è stata accolta da mille polemiche e quindi in parte accantonata. Ora però si torna a parlarne in forma e toni diversi nella prospettiva - sottolineano le «Linee guida» - di portare gli studenti alla fine dei cinque anni di studi a «stabilire collegamenti tra le tradizioni culturali locali, nazionali ed internazionali». A lavorare su queste richieste è un gruppo tecnico nazionale che ha preparato una serie di «schede di lavoro» sulla base di un confronto che - spiega il ministero - ha coinvolto finora centinaia di istituti tecnici, associazioni professionali e disciplinari, parti sociali. 

Tra qualche giorno sarà possibile proporre emendamenti ai loro contenuti. Le proposte saranno quindi vagliate dal gruppo tecnico che a fine maggio dovrebbe predisporre le linee guida definitive. 

Insegnamenti comuni a tutti gli indirizzi sono lingua e letteratura italiana, lingua inglese, storia, matematica, diritto ed economia e scienze integrate. Le schede sono articolate per settore (economico e tecnologico), le materie sono molte e varie. Si studierà la Storia ma insieme con l’ecologia visto che tra le «conoscenze» che i ragazzi dovranno aver immagazzinato sono incluse quelle relative a «strutture ambientali ed ecologiche, fattori ambientali e paesaggio umano». L’insegnamento della Costituzione italiana è affidato ai docenti di Storia e a quelli di Diritto ed Economia e nello studio della geografia non si potrà trascurare di analizzare temi come lo squilibrio ambientale, l’ inquinamento, la sostenibilità e la bio-diversità. 

Nell’indirizzo «tecnologico» tra le conoscenze di «Diritto ed economia» dovranno essere incluse anche le regole per la redazione del curriculum vitae europeo e le tipologie di colloquio di lavoro (individuale, di gruppo, on line ecc.), conoscenze a cui il ministro Gelmini tiene molto per avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro.