salute

Dislessia: “Serve la diagnosi precoce”
Limitare i disturbi del comportamento

Da giovedì a Bari il congresso nazionale della Federazione logopedisti. Temi centrali i disturbi del linguaggio e dell'apprendimento. Rispetto ai quali gli specialisti sottolineano le priorità: diagnosi precoce, lavoro di équipe e revisione del ruolo del pediatra di base. Alcuni consigli per i genitori

di Luigi Marotta*, la Repubblica 18.5.2010

Le problematiche in un bambino con disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa) possono essere di varia natura e livello di gravità. La più invalidante è senz'altro la difficoltà di comprensione del testo scritto. Di fatto un bambino con Dsa ha meno possibilità di partecipare a quell'indispensabile scambio di opportunità e di esperienze che avviene principalmente a scuola, ma che continua, anche in età adulta, in ogni attività di vita quotidiana in cui è coinvolto il linguaggio, nelle sue forme orali e scritte.

Mentre appare evidente il ruolo che una difficoltà di linguaggio orale può giocare nel successivo apprendimento della lingua scritta, risulta spesso sottovalutato l'effetto inverso. Una scarsa competenza nella lettura può, infatti, comportare una minore evoluzione delle abilità linguistiche, sia per quanto riguarda il vocabolario in comprensione, sia per quanto riguarda più in generale la capacità espressiva del bambino, sia nell'eloquio spontaneo, sia in situazioni in cui gli è richiesta una capacità più strutturata, come per esempio nella descrizione di un evento o durante un'interrogazione.

Le ripercussioni psicologiche e sociali, quindi non solo scolastiche, possono essere molte. Quelle psicologiche più frequenti sono un basso livello di autostima, un alto grado di frustrazione, un senso di inadeguatezza personale e sociale ed anche una scarsa motivazione al cambiamento. A livello scolastico, in assenza di un intervento precoce, le conseguenze più rilevanti possono andare dalla difficoltà di accesso ai saperi minimi previsti dal programma ministeriale a veri e propri fenomeni di inadeguatezza sociale (vedi bullismo) sino ad arrivare al fenomeno della dispersione scolastica e allo scarso successo nel mondo del lavoro, come più volte segnalato dal ministero dell'Istruzione.

L'intervento del logopedista dovrà innanzitutto quindi essere il più precoce possibile, con caratteristiche ben precise, e basato su una diagnosi corretta effettuata secondo i criteri generali individuati dal Dsm IV (il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali IV, su cui la psichiatria nazionale e internazionale fonda la propria attività) e più nello specifico dalle recenti raccomandazioni della conferenza di consenso sui disturbi evolutivi specifici di apprendimento, promossa dalla Associazione Italiana Dislessia, del 2007:

- affrontare il disturbo in un'ottica di lavoro d'équipe, nella quale devono essere soggetti attivi i professionisti della salute, la scuola e la famiglia;

- avere come fine ultimo l'autonomia nell'apprendimento da parte del bambino;

- essere qualificato da scientificità, misurabilità e con un favorevole rapporto costi/benefici;

- programmare tempi, caratteristiche e modalità dell'intervento sulla base del profilo neuropsicologico individuale del bambino e della reale compliance ambientale.

Tra gli indici di rischio di facile rilevazione da parte del genitore sono da considerare la presenza di un ritardo o disturbo di linguaggio e la familiarità per difficoltà scolastiche. Da tenere in considerazione, oltre che i risultati scolastici, anche gli aspetti psicologici del bambino nell'affrontare la scuola: una scarsa motivazione, malesseri immotivati, comportamenti oppositivi e tutti quei segnali di insofferenza all' apprendimento che un bambino può manifestare nei confronti della scuola.

Su questo tema andrebbe rivalutato e rivisto anche il ruolo del pediatra di base nel corso dei periodici bilanci di salute del bambino. Quello che è certo è che, pur in assenza di dati epidemiologici precisi, senza interventi precoci il rischio di gravi problemi in età adulta aumenta. Le variabili che intervengono nell'evoluzione e negli esiti personali e sociali del disturbo, infatti, sono molte, ma tra i principali fattori da tenere in considerazione sono da ricordare il livello di gravità e di pervasività del disturbo, la precocità dell'intervento, la compliance ambientale, le risorse cognitive e linguistiche del bambino.


di Luigi Marotta
Logopedista, Dip. Neuroscienze,Bambino Gesù, Roma