A Roma alcune scuole
boicottano le prove Invalsi

da Tuttoscuola, 7.5.2010

Ieri primo giorno delle prove Invalsi per rilevare i livelli di apprendimento degli alunni di scuola primaria (classi seconde e quinte) per italiano. Coinvolti, tra scuole statali e paritarie circa un milione e 200 mila alunni. Con i test per le prime classi di scuola media previsti per la prossima settimana gli alunni coinvolti saranno quasi un milione e 800 mila.

Secondo le disposizioni sul sistema di valutazione, i test Invalsi hanno un duplice scopo: conoscere meglio il nostro sistema nazionale di istruzione (come fanno gli altri Paesi dell'Unione europea) e offrire alle singole scuole, con la restituzione dei test corretti, uno strumento di autovalutazione per migliorare i propri interventi didattici.

Ma ci sono docenti e dirigenti che non si fidano e, quindi, boicottano le prove anche se sono obbligatorie, come è avvenuto ieri in alcune scuole di Roma.

Come riferisce Repubblica on line, gli insegnanti della scuola primaria Maffi hanno deciso di boicottare ieri i test Invalsi di lettura e italiano delle classi seconde e quinte e intendono ripetere il boicottaggio per i test di matematica della prossima settimana.

"Il collegio docenti ha approvato una delibera in cui non riconosce il valore delle prove - ha spiegato la dirigente scolastica, Renata Puleo - Io ho lasciato che ogni insegnante decidesse per sé, ma non applicherò sanzioni per chi si è rifiutato".

Risultato: solo 2 classi su 11 ieri hanno svolto le prove, introdotte dal ministero dell'Istruzione per valutare comparativamente i livelli di apprendimento nelle scuole d'Italia.

Secondo la dirigente, "i risultati della valutazione possono essere strumentalizzati per legare, per esempio, eventuali carenze alla presenza di alunni stranieri".

Una preoccupazione condivisa anche da Simonetta Salacone, preside dell'Iqbal Masih: "Anche se non era previsto, io ho lasciato più tempo ai bimbi dislessici e a quelli stranieri per la verifica di italiano".

"Se le prove standard servono a valutare il livello della didattica di una scuola e dei suoi insegnanti, - ha aggiunto la Salacone - gli istituti con alunni più problematici risulterebbero automaticamente le "pecore nere" del sistema".