Editori e sindacati: nessuna certezza,
difficile la scelta per i prof

La babele dei libri di testo
«Ancora senza programmi»

Lorenzo Salvia Il Corriere della Sera, 15.5.2010

ROMA— «I libri sono delle biciclette che i professori usano per insegnare. Il rischio è che qualcuno scopra di avere il cambio rotto mentre è già in sella». La metafora a pedali è opera di Giuseppe Ferrari, direttore editoriale della Zanichelli, una delle case editrici più importanti nel settore scolastico. Ed è un segnale dei tanti scogli che lui ed i suoi colleghi hanno affrontato per tenere il passo con la riforma delle superiori.

Il primo giugno scade il termine per l’adozione dei libri di testo del prossimo anno scolastico. Ormai ci siamo, questione di giorni. Ma non c’è ancora la versione definitiva delle cosiddette indicazioni nazionali, cioè dei nuovi programmi. In sostanza non è ancora chiaro cosa ci debba essere in quei testi per il primo anno di licei, istituti tecnici e professionali.
Le indicazioni non sono state ancora pubblicate in Gazzetta ufficiale, esistono solo delle bozze ancora aperte a modifiche e suggerimenti. Come hanno fatto le case editrici a preparare i libri? Ulisse Jacomuzzi — presidente del gruppo educazione dell’Aie, l’Associazione italiana editori — fa il diplomatico e ammette che c’è stata «qualche difficoltà». Tradotto, vuol dire che molti hanno stampato «al buio», cercando di indovinare i programmi. Azzeccando in alcuni casi: in quarta ginnasio debuttano le scienze ma fino a pochi giorni fa non era chiaro se si sarebbe partiti con la biologia, con la chimica oppure con le scienze della terra. «Abbiamo parlato con i professori— dice Ferrari, l’autore della metafora sulle biciclette — ed usato il buon senso. Così siamo arrivati alla conclusione che la cosa più logica era cominciare dalla materia più concreta, scienze della terra». Indovinato, come hanno poi scoperto leggendo le bozze delle tanto attese indicazioni.

Ma non sempre è andata bene. Nessuno aveva pensato che la storia della pedagogia avrebbe debuttato al primo anno del nuovo liceo delle scienze umane. E invece è proprio così. «In questo modo — spiega Giorgio Valdrè, responsabile della redazione scienze umane della Zanichelli— i ragazzi studieranno Platone e Aristotele due volte: a 14 anni come pedagogo ed a 16 come filosofo. Una follia». Il guaio è che nei libri del primo anno la storia della pedagogia non c’è ed ormai per la ristampa è troppo tardi.
«In molti casi— dice Mimmo Pantaleo, segretario della Cgil scuola— i collegi dei professori hanno deciso di rimandare la scelta. Tanto più che i libri adesso saranno validi per sei anni». Per questo, insieme alla Cisl ed alla Uil scuola, ha scritto al ministero della Pubblica istruzione con la richiesta di un incontro urgente che «favorisca una più ponderata scelta dei libri». Una proroga, in sostanza. Dal ministero, però, dicono che non servirebbe a nulla e che l’incontro urgente chiesto dai sindacati non ci sarà. «I libri scolastici— dice Giovanni Biondi, capo dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse— vengono messi in cantiere con quasi due anni di anticipo. È inevitabile che dopo una riforma i testi debbano essere calibrati progressivamente». Secondo il ministero, quelle indicazioni ancora in bozza possono essere considerate «sostanzialmente definitive». E le difficoltà delle case editrici? «Hanno cercato lo scoop — dice Biondi — hanno provato ad anticipare le indicazioni. Ma è una gara inutile. Dal 2011 saranno obbligatori i libri digitali. Così sarà più facile inserire correzioni ed aggiornamenti».