Scuole in bolletta di Maristella Iervasi da l'Unità, 19.5.2010 Con i soldi della cricca per la casa di Scajola al Colosseo si potrebbero attivare cinquanta classi a tempo pieno per un anno. Non è solo una battuta, ma un dato di fatto. La scuola italiana è sempre più in bolletta, il ministero ha “sospeso” i crediti che avanzano i presidi e ora persino l’igene ne risente: lo straccio sotto i banchi degli studenti viene passato - quando va bene - una volta a settimana. E ci sono istituti che centellinano la carta igenica ai bambini: quattro strati a testa più una firma, a mo’ di ricevuta.
La scuola italiana - massacrata dai tagli e dai debiti - va rotoli.
Alle famiglie non resta che aprire la borsa “offrendo” un ticket per
“salvarla”. Da qui il nuovo l’allarme di 345 presidi dell’Asal,
l’Associazione autonoma delle scuole statali del Lazio. Come lo
scorso anno, negli zaini di circa 160mila alunni i genitori
troveranno una lettera per l’auto-soccorso. Un quadro dettagliato
sulle risorse finanziare ed umane. A dir poco desolante. 108milioni
di euro nel fondo cassa delle scuole del Lazio al 1° gennaio 2010 ma
quei soldi sono già stati impegnati per coprire i debiti che
ammontano a 152milioni di euro. Risultato: le scuole in rosso di 44
milioni di euro. A tanto ammonta la vera sofferenza che la Gelmini
fa finta di non vedere.
L’elenco delle criticità è senza pietà. Laboratori di informatica a
rischio chiusura. Forte riduzione del recupero scolastico e dei
progetti educativi. A rischio è persino la normale attività
didattica degli alunni “per un gran numero di ore”. Un livello di
qualità del servizio che peggiora ogni anno di più, nonostante gli
sforzi di dirigenti e docenti. L’ora di alternativa alla religione
cattalica che non si sa a chi farla coprire.
Paolo Mazzoli, preside del 115° Circolo didattico di Roma e presidente
Asal - l’associazione scuole autonome del Lazio - ospite di Pietro
Perziani, dirigente del “Viscontino” della Capitale, ha fatto un
racconto drammatico. La crisi economica delle scuole pubbliche
(sofferenze comuni a tutti gli istituti) sono state messe nero su
bianco. Eccole: le spese per le supplenze non sono garantite. I
crediti del minsitero nei confronti delle scuole sono stati
“sospesi”. 280 scuole laziati hanno dovuto ridurre drasticamente,
dall’inizio di maggio, il servizio di pulizia. Il tempo pieno nella
scuola primaria è stato tagliato del 18%. La vigilanza sugli alunni,
anche sui più piccoli, sarà sempre più carente. Sottolinea Perziani:
“Per la prima volta sono costretto a chiedere il contributo ai
genitori. O le famiglie ci aiutino a raccogliere 30-35 mila euro
oppure sarò costretto a chiudere i laboratori di informatica. Mi
servono 45mila euro - precisa il dirigente del Viscontino -, lo
Stato me ne dà solo 11mila”. La Gelmini insiste con la sua litania: “Non è stato tagliato, anzi il tempopieno è aumentato come avevamo promesso”. Bugie clamorose da ministro “unico” dell’Istruzione. Prova ne sono i numeri. La scuola primaria di Roma e provincia ha richiesto 1.145 classi a tempopiento: ne sono state concesso solo 929. A ben 3.833 bambini è stato “negato” il tempo scuola di 40 ore. Idem a Milano. Rispetto all’anno in corso saranno attivate 28 classi a 40 ore in meno, a fronte di un aumento di più di 200 alunni. |