Tanto vale tenere prof e Ata senza automatismi per 3 anni

Scatti bloccati, tagliato un miliardo

Nel dl finanziario si paventa una manovra
aggiuntiva per il comparto. Sindacati in allarme

di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi, 25.5.2010

In attesa che il Tesoro certifichi i 300 milioni di euro di risparmi da reinvestire per il 2010, -nello specifico per premiare il merito di insegnanti, amministrativi e bidelli- la scuola corre il rischio di dover scontare il blocco degli automatismi. E tenere insegnanti e Ata senza scatti di anzianità per tre anni, come prevede la bozza del decreto finanziario già oggi a un primo consiglio dei ministri, comporta, secondo un calcolo ufficioso, una minore spesa di circa 340 milioni l'anno. Ovvero un miliardo alla fine del triennio, il risparmio complessivo che deriverebbe per le casse dello stato da quella che si presenta come una vera manovra aggiuntiva alla manovrona da 8 miliardi di euro caduta sulle spalle della scuola con il decreto legge 112/2008. Se l'articolo della bozza di decreto in possesso di ItaliaOggi (si vedano le anticipazioni di sabato scorso) sarà confermato, il blocco degli automatismi comporterà una perdita di stipendio tra i 1500 e 3000 euro su base annua. Gli scatti di anzianità rappresentano l'unica progressione reale per il comparto scuola, dove un insegnante solo a fine carriera porta a casa 2 mila euro netti al mese. Gli scatti sono 6 e si maturano rispettivamente al compimento del terzo, nono, quindicesimo, ventunesimo, ventottesimo e trentacinquesimo anno di servizio. Per fare un esempio, nella secondaria chi passa al 21esimo anno di servizio ha uno scatto di circa 2500 euro lordi l'anno. Se la norma del decreto Tremonti dovesse passare, servirebbero tre anni in più per agguantare l'aumento, con effetti a cascata anche su trattamento di fine rapporto e pensione. «Sterilizzare il meccanismo degli automatismi significherebbe di fatto fare il taglio agli stipendi della Grecia», dicono preoccupati dalle parti di viale Trastevere.

Insomma, a bocce ferme, la partita tra entrate promesse (i 300 milioni cari al ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, per la carriera) e tagli minacciati (con il congelamento degli scatti proposto dal Tesoro) è a vantaggio del ministro dell'economia, Giulio Tremonti. Senza tenere conto del blocco, sempre per tre anni, dei contratti pubblici, ergo anche della scuola. Che non avrà diritto a nessun recupero futuro ma, stando alla formulazione della norma, solo alla vacanza contrattuale: 20 euro lordi al mese l'anno. Stretta anche sui docenti di sostegno: l'organico non dovrà aumentare rispetto al 2009-2010.

Sono tanti insomma i profili incandescenti perché la polveriera dei rapporti con i sindacati possa esplodere. Non solo con la Cgil e i Cobas, da un pezzo pronti allo scontro frontale, ma anche con i sindacati finora più dialoganti con il governo. Le speranze sono tutte riposte sulle doti di mediazione del premier, Silvio Berlusconi. Che ieri ha promesso: «Niente tagli alla scuola».

La manovra confermerebbe invece l'uscita unica a settembre prossimo per chi matura i requisiti per la pensione a dicembre dello stesso anno: nessuna chiusura, dunque, dell'unica finestra prevista nella scuola. E i finanziamenti per i lavoratori socialmente utili (370 milioni di euro), 130 milioni poi per il 2011 per le scuole paritarie, che salgono a 200 milioni per il 2012. E 103 milioni per i libri di testo.