I docenti rischiano l'eccesso di potere

Libri, attenti ad adottarli

di Giuseppe Mantica da ItaliaOggi, 4.5.2010

A rischio di irregolarità le procedure per l'adozione del libri di testo delle scuole. La circolare n. 23 del 4 marzo 2010, conferma quanto disposto dalla precedente determinazione ministeriale (c.m. n. 16 del 10.2.2009), ed indica come termine ultimo per assumere la delibera di adozione la seconda decade del corrente mese di maggio. I problemi riguardano il profilo operativo perché il dipartimento per l'istruzione di viale Trastevere si esprime testualmente sulla fase pre-adottiva: «Gli insegnanti attualmente impegnati nelle classi quinte della scuola primaria hanno cura di proporre al collegio dei docenti la scelta dei libri di testo per le classi I, II, III, mentre gli insegnanti impegnati nelle classi terze, i libri di testo per le classi IV e V. In ugual misura nella scuola secondaria la scelta sarà effettuata dai docenti delle classi terminali». La più repentina perplessità riguarda la logica (la ratio legis) che sostiene questa contorsione: o non si ha fiducia nei docenti (ed è tutto dire) oppure ristagna tra gli enigmi ministeriali comprendere perché un insegnante di quinta debba proporre il libro di prima o seconda, siccome un docente di terza classe vada a prospettare l'adozione di testi della classe conclusiva.

Nelle scuole secondarie, poi, ci si interroga anche sull'ultimo inciso della norma: cosa vorrà dire «in ugual misura»? E, ancora, per alcuni indirizzi vi sono percorsi formativi (e qui il caos è moltiplicato dalla riforma) che si concludono prima del quinquennio: quindi chi sono gli insegnanti delle cosiddette «classi terminali»? Ulteriore problema, particolarmente per le superiori, riguarda le discipline (e non sono poche) che non si stendono per tutti e cinque gli anni, ma che si interrompono dopo due o tre anni o hanno avvio nel triennio finale. Insomma, le incertezze non mancano anche perché sono pochissimi i docenti che hanno voglia e spirito (..e competenze) di invadere le scelte di coloro che di fatto e di diritto lavorano sulle classi di pertinenza.

Tra l'altro, così ragionando si rischia di dar corso ad una serie di accordi ed intese, senz'altro assunte per il buon andamento dell'azione didattica, ma che stanno rigidamente al di fuori del principio della trasparenza. E i problemi non sono finiti, giacché la circolare indica in modo troppo generico «gli insegnanti» come elementi che propongono al collegio dei docenti le scelte di adozione, trascurando e dimenticandosi degli organi che l'art. 7 del dlgs n. 297/94 deputa per essere consultati, ossia i consigli di classe.

Invero, la prassi scolastica più invalsa è stata quella di allargare la composizione dei consigli di classe a genitori e studenti per decidere della proposta da avanzare al collegio. Evidentemente non è più così e si rischia l'irregolarità per eccesso di potere.