Basta con le discriminazioni!

dall'Adida (Associazione Docenti Invisibili da Abilitare), 12.5.2010

Un urlo di disperazione si ode da centinaia di lavoratori italiani che si vogliono discriminare e ignorare.

Sono lavoratori al pari di altri, le cui tasse sono state sottratte dal sistema al pari di tutti; eppure si vuole ignorarli, cancellarli, dopo averli sfruttati a proprio comodo.

Docenti a tutti gli effetti, sebbene privi di abilitazione, assunti su cattedra, anche annuale, con i medesimi incarichi e mansioni dei loro colleghi abilitati e di ruolo, con identici obblighi, responsabilità e oneri: hanno avuto titolo per “insegnare”,‘bocciare’, ‘promuovere’, firmare documenti, coprire la funzione di commissario agli esami di stato et similia. Docenti, non assunti a discrezione dei Dirigenti scolastici, ma nominati da una graduatoria di merito (quella di III fascia) redatta in conformità ai criteri stabiliti dal Ministero dell’Istruzione. Tale precariato è frutto di una necessità reale di moltissime scuole che, senza i precari di III fascia, non avrebbero potuto garantire il regolare servizio.

Docenti discriminati, esclusi dal decreto n. 134/09, conosciuto come “salva precari”; penalizzati dal DM 42/09 che ha introdotto, le graduatorie di coda, le quali hanno dato la possibilità, ai soli docenti abilitati, di presentare domanda di inserimento nelle graduatorie di quattro province, lasciando, invece, ai precari non abilitati la possibilità di far domanda in una sola provincia e in solo 20 scuole. Discriminati anche in caso di malattia, poiché qualora il supplente dovesse assentarsi in caso di ricovero ospedaliero, sarebbe retribuito al 50% ! pur pagando i contributi all’INPS, al 100%!

Non hanno scavalcato nessuno, né avuto privilegi; ciò che i docenti interessati, chiedono, è il riconoscimento del servizio che per anni è stato prestato nella scuola italiana. Si ricorda che non sono stati istituiti, corsi o tirocini abilitanti, da tre anni ad oggi, e che le richieste avanzate dai docenti precari con servizio, ma privi di abilitazione, sono legittime, così come lo sono state per chi in passato, trovandosi nella stessa condizione, ha usufruito dei corsi speciali abilitanti senza alcun tipo di sbarramento; rispetto a chi si è abilitato con concorso, perché il numero chiuso riguardava l’immissione in ruolo e non l’abilitazione; rispetto a chi si è abilitato con la SISS, potendo la stessa essere ripetuta negli anni successivi.

Il Ministero dell’Istruzione chiede la qualità dell’insegnamento, ma è bene far notare che la qualità si ottiene non con una selezione preventiva di risorse umane dotate, già, di professionalità, ma con una seria formazione che può avvenire anche senza prove d’ingresso selettive, perché le famigerate competenze disciplinari, non solo sono state, già, certificate dalle nostre, illustri Università, ma anche consolidate e potenziate in anni di esperienza diretta sul campo. Inoltre, riguardo alla sussistenza delle necessarie conoscenze disciplinari in capo ai futuri docenti abilitati, non sembra che l’acquisizione di una solida base, del tipo di quella configurata dal Ministero, possa o debba, esclusivamente, essere dimostrata dalla prova di accesso al tirocinio abilitante, potendo tale bagaglio di conoscenza essere ugualmente verificato anche in sede di valutazione finale del tirocinio svolto. I docenti in questione, non vogliono sottrarsi alla formazione, bensì all’eliminazione discriminatoria che avverrebbe con i test preselettivi!

È stato detto che dietro questa scelta, vi è l’intento di eliminare le sacche del precariato, ma cari signori questa è pura demagogia! Ciò non riguarda i docenti interessati, giacché la formazione del precariato è derivata dall’utilizzazione degli abilitati in posti d’insegnamento non di ruolo. Ora, poiché, ormai, l’assunzione può avvenire solo attraverso le graduatorie a esaurimento, ad oggi, definitivamente chiuse, e quindi non suscettibili di ulteriori immissioni, il conseguimento dell’abilitazione da parte di soggetti non inclusi in predette graduatorie, consentirebbe solo la partecipazione ai concorsi ordinari, non mutando, per il resto, la posizione giuridica (aspettativa di fatto) attualmente rivestita dal personale interessato.

È stato dichiarato apertamente che si vogliono operare dei tagli, come ha stabilito la finanziaria; ma come mai si è deciso di “tagliare” il personale docente, il cui stipendio percepito è di circa 1.260,00 euro al mese, e non le lavagne interattive multimediali, il cui costo è il doppio dello stipendio percepito da un supplente? Non sarebbe più opinabile tagliare dalla spesa pubblica, questo tipo di lavagne, anziché preziose risorse umane? Qui non si vuole entrare in merito alla questione dei tagli, bensì, solo, cercare di capirne la logica, atteso che ci sia!

I docenti interessati chiedono semplicemente di completare il proprio percorso, attraverso l’acquisizione del titolo abilitante, il cui costo avrebbe un peso solo nelle tasche dei corsisti e non in quelle del governo. Non si possono buttare per strada centinaia di lavoratori che fino ad oggi hanno contribuito a nutrire l’economia del Paese e che di certo, contribuiranno ad arrestarla qualora i sindacati, il governo e tutte le istituzioni italiane, continuino a volerli ignorare, a privare del minimo salariale che costoro fino ad oggi hanno percepito. Si chiede, ai sindacati di dimostrare la loro ragione di esistere, di difendere e tutelare tutte le categorie di lavoratori, dalle ingiustizie e dai soprusi dei diritti del cittadino italiano.

Si chiede alle Istituzioni competenti, di provvedere alle esigenze del personale lavorativo, fino ad oggi utilizzato, e che per scelte non a essi imputabili, finiranno disoccupati, divenendo un peso sociale cui, comunque, provvedere!