Parlamento Università, via libera alla riforma Ok in Senato al ddl Gelmini. Taglio alle facoltà Il Corriere della Sera, 29.7.2010 MILANO - L’aula del Senato ha approvato con 152 sì, 94 no e 1 astenuto il ddl Gelmini di riforma dell’università che ora passa alla Camera. Hanno votato a favore, insieme alla maggioranza, Pdl e Lega Nord, anche l’Api di Francesco Rutelli e l’Svp. Vengono introdotte molte novità, ma non l'abbasamento dell'età pensionabile da 70 a 65 anni, una proposta dal Pd fatta propria dal ministro. Il nuovo provvedimento si limita ad eliminare il cosiddetto biennio Amato, fatte salve solo le posizioni di chi abbia già iniziato ad usufruirne. In questo modo, i docenti ordinari dovranno lasciare le cattedre a 70 anni, senza possibilità di prolungare la permanenza al lavoro come invece accade oggi. Al contrario, si fissa a 68 anni il limite per gli associati. IL TAGLIO DELLE FACOLTA' - Per risparmiare risorse la nuova legge prevede la fusione degli atenei più piccoli e la razionalizzazione delle facoltà, che per ogni ateneo non potranno essere più di 12. Saranno inoltre passati in rassegna tutti gli oltre 500 corsi di laurea oggi attivi in Italia, l'obiettivo è eliminare tutti quelli considerati antieconomici, seguiti cioè da un esiguo numero di studenti. a riforma renderà difficile il mantenimento in vita degli atenei, delle facoltà e dei dipartimenti accademici meno efficienti: tanto per cominciare, e per quelli con problemi di bilancio, è previsto il commissariamento. Sulla falsa riga dell'orientamento preso tre anni fa, le università che continueranno a utilizzare più del 90% dei finanziamenti statali per le spese fisse (personale e ammortamenti) verranno inibite dal bandire concorsi per nuove assunzioni. RETTORI - A meno di due anni dalla prima legge Gelmini che ha avviato il processo di riforma degli atenei italiani, il ministro dell'Università porta a casa un altro risultato con una riforma complessiva del sistema accademico. Tra le novità, si interviene sulla governance fissando ad 8 anni la durata massima dei mandati dei rettori (attualmente ci sono rettori in carica da oltre 20 anni), e introducendo la possibilità di sfiduciare i magnifici. I capi di ateneo inadeguati, in futuro, potranno incorrere in una mozione di sfiducia da parte del Senato Accademico. Chi ha amministrato male potrà essere messo da parte, dunque. Ma ai senatori accademici servirà comunque una maggioranza qualificata (3/4 dei membri) per poter proporre la mozione al corpo elettorale. Cambiano anche le norme sulla composizione dei consigli di amministrazione, che dovranno avere obbligatoriamente avere un minimo di 3 componenti esterni se i membri sono 11 in totale, 2 se sono meno di 11. Fra questi, diversamente da quanto prevedeva il testo originario, non vanno computati i rappresentanti degli studenti, che dunque si aggiungono ad essi. Fissato un tetto massimo di membri anche per il Senato accademico: 35. Il presidente del Cda potrà essere esterno. RICERCATORI A TEMPO - Cambia anche il sistema di reclutamento dei ricercatori, che saranno selezioni con il cosiddetto «tenure-track»: nuovi contratti a tempo determinato (minimo 3 massimo 5 anni) seguiti da contratti triennali 'al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall'ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario terminerà il rapporto con l'università. Si abbassa, quindi, l'età in cui si può cercare di entrare in ruolo, da 36 a 30 anni, e cresce anche il primo stipendio da 1.300 a 2.000 euro. IL NUOVO CONCORSO - Per accedere ai ruoli di docente ordinario o associato diventa indispensabile l'abilitazione scientifica nazionale, una sorta di concorso unico a cadenza annuale. Una sorta di concorso unico nel quale i candidati saranno valutati sulla base di specifici parametri di qualità. I vincitori saranno inseriti in un albo dal quale gli atenei dovranno pescare se decidono di assumere nuovi professori. Le singole università non potranno più bandire singoli concorsi, una pratica che in passato aveva ostacolato merito e trasparenza. CODICE ETICO - Dopo l'ondata di scandali e il dilagare del nepotismo, la nuova legge introduce un principio deontologico di massima, obbligando gli atenei a dotarsi di un codice etico sul reclutamento e sull'attività dei docenti universitari. L'obiettivo principale è impedire casi di incompatibilità e conflitti di interesse legati a parentele. LA PAGELLA DEI DOCENTI - L'Anvur, l'agenzia statale per la valutazione dell'attività di ricerca, monitorerà costantemente la produzione scientifica dei docenti italiani. Ogni tre anni ciascun docente dovrà presentare una relazione sul proprio operato. Chi dovesse non rispettare i parametri di produttività salteranno gli scatti di stipendio. I soldi risparmiati confluiranno in un fondo di ateneo per la premialità dei docenti migliori. Inoltre, sarà impossibile partecipare ai bandi concorsuali, sia come candidati che come commissari. Inoltre, i docenti avranno l'obbligo di certificare la loro presenza a lezione. Almeno 350 ore dovranno essere destinate ad attività di docenca e servizio per gli studenti. MERITO STUDENTI - Nasce un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di merito e di gestire su base uniforme, con tassi bassissimi, i prestiti d'onore. RICERCA, CAMBIA L'ASSEGNAZIONE DEI FONDI - Il testo della legge di riforma recepisce un emendamento proposto dal senatore del Pd Ignazio Marino che cambia il sistema di assegnazione dei fondi per la ricerca. Il capitale di circa 1 miliardo di euro fino ad oggi veniva gestito dai singoli direttori di dipartimento, ora una commissione di pari, formata per un terzo da docenti stranieri, stabilirà quali progetti di ricerca e in che entità, devono essere finanziati. |