Il caso Vacanze: i sommersi e i salvati di Elena Loewenthal La Stampa, 29.7.2010 Le vacanze fanno bene a chi può permettersele. E’ il risultato di un’indagine condotta dal «Time» sulla pausa scolastica. Ma se c’è un momento in cui la famiglia è sottoposta a un destabilizzante cortocircuito, è proprio l’estate, quando mamma e papà continuano a far la loro vita, mentre la prole è in vacanza. I casi sono due: o la si spedisce da qualche parte oppure ci si rassegna a un picco di reciproca incomprensione fatto di orari sballati e nullafacenza spinta da una parte, frustrazione e affanno dall’altra. I nostri figli hanno almeno tre volte le ferie che abbiamo noi. Certo, non c’è che l’imbarazzo della scelta, per la prole: soggiorni rustici, viaggi studio, training sportivi. Sempre che si abbiano i mezzi per offrire ai figli scioperati valide alternative ai banchi di scuola chiusi per ferie. Tocca a tutti (più che mai a noi italiani con le nostre vacanze estive elefantiache), contrastare la «summer learning loss»: perché non andare a scuola non significa solo svagarsi, ma anche disimparare. Questa perdita può essere compensata, a patto di avere le risorse per «impiegare» i propri figli e far sì che l’ozio estivo diventi tale nel senso più nobile e latino del termine, invece di restare impantanato in una palude di rincitrullimento.
La scuola, soprattutto quella
primaria, prova a rimediare con i compiti delle vacanze, elargiti
come un surrogato delle lezioni, non di rado in dosi mastodontiche.
Senza neanche la fatica di dettare, visto che esiste una vasta
letteratura di manuali appositi (e paradossali: come se il medico
avesse lo stetoscopio per le vacanze, e il commercialista il modello
unico da spiaggia). I compiti delle vacanze sono destabilizzanti per
tutta la famiglia, mobilitata in una spiccia esecuzione per
toglierseli di torno prima che rovinino i pochi giorni di ferie per
tutti. Sono uno spettro per le famiglie. Non per gli studenti, uniti
dalla inconfutabile certezza che quei compiti nessuno te li
chiederà, a settembre. Perché, come si sa, anno scolastico nuovo,
vita nuova (e compiti nuovi). . |