Quei rumours su Mary Star da Tuttoscuola, 19.7.2010 Sulla scuola italiana, oltre ai problemi che potrebbero aprirsi a settembre con l'avvio della riforma delle superiori, grava una ulteriore incognita, ed è quella che riguarda la permanenza dell'attuale ministro alla guida del palazzo di viale Trastevere. Nei giorni scorsi è stato raccolto da qualche giornale il rumour di un possibile incarico alla Gelmini nell'ambito del Pdl, con conseguente giro di poltrone nel Governo. Voci per ora rimaste senza alcun seguito. In poco più di due anni Mariastella Gelmini, la ‘sconosciutissima' trentaquattrenne, come la definì a caldo il politologo Giovanni Sartori, uscita a sorpresa dal cappello di Silvio Berlusconi all'indomani delle elezioni del 2008, è diventata uno dei personaggi più noti della scena politica italiana, tanto da occupare uno spazio rilevante nei media e perfino nella satira politica, dove conta più di una imitatrice e si è guadagnata anche il nomignolo di Mary Star affibbiatole dalla incontenibile Luciana Littizzetto. Due anni di lavoro alacre, comunque lo si valuti, realizzato in condizioni rese più difficili dalle forti restrizioni finanziarie imposte al Miur dal ministro Tremonti. I cantieri aperti da Gelmini sono molti e a quelli indicati nella precedente notizia ne vanno aggiunti altri, dal riordino dei principali enti di ricerca alle varie iniziative connesse alla affermazione del principio della meritocrazia a tutti i livelli del sistema scolastico e universitario, con riferimento sia ai docenti e ai ricercatori sia agli studenti. Un'idea guida che esige la costruzione di complessi strumenti valutativi e la diffusione di una cultura della valutazione che richiedono tempi lunghi e un impegno costante. Ora, su tutti questi fronti, ma soprattutto sull'ultimo, il ministro Gelmini ha mostrato di volersi muovere con determinazione. Ma è solo all'inizio dell'opera. E' comprensibile che un personaggio con una forte vocazione politica come Gelmini voglia giocarsi le sue carte nelle vicende interne del partito cui appartiene. Ma un abbandono improvviso, a cantieri aperti, lascerebbe una brutta sensazione: che la scuola, l'università, l'istruzione in genere, possano essere qualcosa che si possa mollare all'improvviso per occuparsi di altro, e non pilastri strategici per il Paese ai quali riservare un'azione strutturata e completa. |