SUD

Sud: rapporto fitto, a scuola divario nord
inizia in quinta elementare

ASCA, 15.7.2010

(ASCA) - Roma, 15 lug - Il divario scolastico tra Nord e Sud Italia inizia in quinta elementare. E' quanto emerge dal ''Rapporto annuale 2009'' del Dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, presentato oggi alla Camera dal ministro per i Rapporti con le Regioni e la coesione territoriale, Raffaele Fitto. Il rapporto, tra le altre cose, fotografa la situazione scolastica dei ragazzi italiani delineando i deficit riscontrati nel Mezzogiorno e ipotizzando che ''questi problemi si originino in età inferiori'' e pertanto ''andrebbero affrontati con interventi pubblici correttivi delle disuguaglianze di partenza''.

I dati ad oggi disponibili indicano l'esistenza di un forte divario territoriale in materia di competenze e scolarizzazione, che rispecchia la distribuzione geografica della maggioranza delle altre forme di povertà e di arretratezza. In particolare, nel rapporto, dopo aver delineato il maggior abbandono scolastico che c'e' nel Mezzogiorno, l'elevata percentuale di studenti ripetenti maschi e le difficoltà di apprendimento negli istituti professionali, si fa riferimento a dati sulle competenze degli studenti della scuola elementare risultanti da un'indagine condotta dall'Invalsi nel 2009. I risultati dell'indagine offrono alcune prime possibilità di discernere l'influsso di fattori di origine familiare, più influenti nei primi anni di vita, da quelli di origine scolastica e sociale, sulle competenze dei giovani adulti.

Ad un livello piuttosto generale, il primo dato che emerge dall'indagine Invalsi e' la differenza, piuttosto contenuta, fra i risultati degli allievi del Sud rispetto a quelli delle altre aree del Paese, per le prove condotte sugli allievi della classe seconda; mentre il divario si crea o si amplia, nella rilevazione condotta nella quinta classe. Se si considerano separatamente le due materie (italiano e matematica), e' poi da rilevare che dalla prova condotta dagli allievi più giovani emerge un divario fra macroaree solo per quanto riguarda l'italiano, mentre nelle prove di matematica i dati sono piuttosto allineati e mostrano una quota di eccellenze superiore nel Mezzogiorno.

I risultati dei due successivi test condotti sugli allievi della scuola primaria, letti in sequenza e ricordando i risultati ben più negativi dell'indagine Ocse-Pisa sulle competenze dei quindicenni (per cui il divario fra la percentuale di studenti in difficoltà nel Mezzogiorno e la media Italia era di quasi 13 punti percentuali per la matematica e di 10,6 punti per la lettura), rendono plausibile l'ipotesi che i giovani meridionali accumulino uno svantaggio di competenze, inizialmente trascurabile, rispetto ai loro coetanei del Nord e del Centro, nel corso degli anni dell'obbligo scolare.

Un quesito di ricerca che, si legge nel rapporto, meriterebbe di essere approfondito e' in che misura vi contribuiscano la qualità dell'istruzione ricevuta in classe, ed in che misura l'influenza dell'ambiente esterno e dei pari età o le condizioni di socializzazione e di formazione del capitale sociale. Dall'indagine Invalsi sulle scuole primarie emerge, infine, un elemento ulteriore: nel Sud rispetto al resto del Paese, si rileva una maggiore variabilità delle competenze degli allievi nel confronto tra diversi istituti e, di converso più omogeneità all'interno dello stesso istituto. Questo fenomeno potrebbe segnalare forme di ''segregazione spontanea'' ed omogeneizzazione fra classi e fra istituti scolastici molto più spiccate al Sud che avrebbero l'effetto, ancor prima di abbassare i livelli medi delle competenze degli allievi, di acuire i ritardi e le difficoltà nell'apprendimento fra gli studenti che ne soffrono.