Sì alla gestione regionale degli organici. da Orizzonte scuola 15.7.2010 dp - Alla faccia del federalismo, scopriamo che il presidente del consiglio dei ministri aveva promosso un ricorso contro una legge regionale della Sardegna che mira ad un programma di interventi per l'estensione del tempo scuola e l'avvio di moduli didattico-integrativi, nonchè alla gestione della distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche. Ma che federalismo sognano questi del governo? Ne abbiamo una mezza idea nella disparità di trattamento tra Milano e Ragusa. La legge regionale impugnata è la 3/2009 che ha come obiettivo di estendere il tempo scuola nelle scuole dell'infanzia fino a cinquanta ore settimanali e l'attivazione, nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, di moduli didattico-integrativi. L'obiettivo è chiaro, far fronte ai tagli del governo, ma anche di potenziare un servizio che evidentemente lo stato centralista non garantisce più, almeno non in tutte le regioni in modo uniforme. A questo si è aggiunto anche l'attribuzione alla giunta del compito di definire, in base alle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali, le modalità e i criteri per la distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche e all'assessorato regionale l'attuazione di tali criteri. Al governo romano (dove domina la forza federalista per eccellenza) non è andato giù e ha impugnato la legge regionale. Ma la Corte costituzionale con sentenza depositata il 7 luglio (n. 235) ha dato ragione alla Sardegna; la riforma del titolo V della Costituzione, ed in particolare, l'art. 117 include tali prerogative. Si tratta di una sentenza rivoluzionaria che, a nostro modo di vedere, pone due questioni. Innanzitutto il modello di rapporto tra stato e regione nella gestione del personale. Come già detto in un precedente articolo (Federalismo e organici: quali scenari?), la Fondazione Agnelli forniva una serie di alternative relativamente alla gestione dell'organico funzionale da parte delle regioni, una di queste riguarda la possibilità di aumento di organici da parte delle regioni, ma a spese delle stesse. Ci pare lampante che nel caso della regione sarda ci troviamo davanti a questa ipotesi. Almeno fino a quando il modello non sarà istituzionalizzato attraverso una legislazione specifica e fino a quando si troveranno i fondi che non alterino i patti di stabilità. Ma il problema è, ovviamente, tutto del Sud, dove i tagli agli organici hanno assunto e, nel futuro, assumeranno sempre più una dimensione da emergenza sociale. Vedi: Federalismo, a pagare sarà il Sud! Anzi, i precari del Sud. E qui veniamo alla seconda questione. Che modello ha in mente il governo quando parla di federalismo? Vi rimandiamo sempre a: Federalismo, a pagare sarà il Sud! Anzi, i precari del Sud. Articolo nel quale, riprendendo le ipotesi della Fondazione Agnelli, si spiega perchè il futuro federale della scuola si tradurrà in tagli al personale per il Sud. Anzi, di come tale "riequilibrio" in nome di un fantomatico LEP (livello essenziale delle prestazioni) sia già in atto e abbia sottinteso la "rifoma" Tremonti-Gelmini che ha visto una percentuale di tagli agli organici soprattutto nelle regioni del Sud. Insomma, questi fanno sul serio e il federalismo lo vogliono davvero! Davvero? Ma oggi andiamo oltre e facciamo notare ai nostri lettori come l'anima di questi tagli sorpassi qualsiasi significato si voglia dare al LEP. Infatti sfugge da qualsiasi logica la diversità di trattamento tra una delle province più a nord della penisola e quella più a sud. Parliamo di Milano e Ragusa. Infatti, è notizia di oggi (vedi ScuolaOggi) che a Milano l'USR abbia concesso ai sindacati la cessione di "quote di organico, rinviando i tagli in organico di fatto". E a Ragusa? L'esatto contrario: si taglia l'organico di diritto, rimandando gli aggiustamenti all'organico di fatto. Questione non prettamente dialettica, ma sostanziale, dal momento che a Ragusa costerà il 20/25% di soprannumerari nelle sole scuole superiori. La domanda che ci poniamo è: la differenza è stata il risultato del fallimento contrattuale dei sindacati ragusani e isolani o gli USR hanno seguito delle direttive ben precise e differenti in base alla collocazione geografica? Nel secondo caso ci troveremmo davanti ad una volontà che travalica, come già detto, qualsiasi valore si voglia assegnare al "livello essenziale delle prestazioni" e "all'uniformazione del servizio su tutto il territorio nazionale", avvalorando quanto già espresso più volte, cioè che dal "federalismo" dominato dai LEP si sta delineando un ulteriore accentramento del potere politico ed economico nell'area padana, a discapito delle altre regioni. |