"Ricreazione":
Scatti stipendiali, ci hanno fott...

Qual è l’argomento caldo di quest’estate, quello che infuria sotto gli ombrelloni, tra un pettegolezzo e un altro? Gli scatti stipendiali dei lavoratori della scuola. E, alla luce delle ultime novità, mi sa che siamo tentati di diventare volgari...

di Silvana La Porta* da Aetnascuola.it, 29.6.2010

Perché sapete com’è finita? Che c’è di mezzo un comma, il comma, sentite che numero, 23. Il comma 23 dell’art.9 che recita così: "Per il personale docente, Amministrativo, Tecnico ed Ausiliario (A.T.A.) della Scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti". Il problema è che questo comma non è stato toccato anche dopo l'approvazione del maxiemendamento della manovra al Senato, anche se gli esperti di codici e codicilli hanno astutamente aggiunto la frase "è fatto salvo quanto previsto dall'articolo 8, comma 14".

Il nuovo comma 14 dell'articolo 8 prevede che le risorse del 30%, destinate inizialmente come sappiamo al merito (e chi ci spera più nel merito?) siano utilizzate in parte a favore del personale scolastico. Insomma il problema è: il beneficio, derivante da questo aggiustamento, avrà effetto economico e anche giuridico o solamente economico?

E’ sempre il comma 23 a darci la risposta tanto temuta: "gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali....

Solo effetto economico, dunque, per chi scatta in questi tre anni, ma non giuridico. Insomma addio regolare progressione di carriera: comincia un ritardo di tre anni che diventa una dannazione: tutto avverrà sempre tre anni dopo con la perdita di altrettanti anni di aumento fino alla pensione. E i soldi, beffa delle beffe, da dove li hanno presi? Dai tagli alle cattedre fatti sulla pelle di tanti lavoratori precari. Si sono mangiati l’Italia, e adesso restiamo in cattedra noi fino a 80 anni, vecchietti e macilenti a insegnare ancora con un filo di voce. Capito? Colleghi, è il caso di dirlo e di scriverlo, e chiediamo perdono ai benpensanti e ai moralisti: ci hanno fott... Quanno ce vo, ce vo.



(da Vivere, inserto de La Sicilia del 29 luglio 2010)