Ma io la difendo (se cambia) Gigi Garanzini Il Sole 24 Ore, 25.7.2010 Immagino che, dopo la lettura dell'articolo in alto, la popolarità del professor Ichino presso gli insegnanti di educazione fisica farà seriamente concorrenza a quella del ministro Brunetta tra gli statali. Scritto in lettere, trentatremilaottocentotrenta è un numero che fa ancora più impressione. E poiché la politica dei tagli nella scuola ha già mietuto abbastanza vittime, vediamo se ci sarebbe un modo di salvare questa benedetta ora di educazione fisica. Rinnovandola. Anzi, stravolgendola. Così com'è non è soltanto inutile. È persino dannosa, dal punto di vista igienico. Si può anche supporre, senza troppe illusioni, che se l'ora di ginnastica è l'ultima, bambini e ragazzi poi corrano a casa a lavarsi. Ma tornare in classe sudati senza il piacere, anzi il dovere di una doccia è da sempre prima malsano e poi diseducativo. Perché non provare a farla diventare un'ora di educazione insieme fisica e civica? Anziché traslocare nelle palestre che sappiamo, scolari e studenti restino al loro posto. Ad ascoltare una lezione in cui l'insegnante illustra, per esempio, i principi della ginnastica di base, di quella correttiva, gli esercizi che si possono fare in casa e quelli invece che è bene praticare all'aperto. Poi passa alle discipline sportive vere e proprie. Ne spiega le caratteristiche, si sofferma sulle qualità individuali che occorrono per praticarle, ne dettaglia le regole. Si serve di pubblicazioni, possibilmente di immagini, invita campioni e soprattutto ex-campioni dei vari sport a raccontare le loro esperienze, la loro carriera. Batte, soprattutto, il chiodo sul fatto che uno solo vince e tutti gli altri perdono. E che dunque, contrariamente ai messaggi che arrivano dalla tv e dal marketing, non è tanto a vincere che bisogna imparare, quanto a perdere. Perché questa è la prima, fondamentale lezione che lo sport può dare, propedeutica alla vita. Va da sé che la lezione ai ragazzi di terza media sarà molto diversa da quella ai bambini di prima elementare. Più si sale con l'età e più l'ora di educazione fisica diventa di educazione civica: il concetto di disciplina, individuale e collettiva, la figura dell'allenatore, le scorciatoie da evitare, gli agguati dei talent-scout, il dramma del doping. Questa ora pubblica del mattino potrebbe diventare formativa rispetto a quella privata del pomeriggio. E in prospettiva, chissà, creare generazioni di sportivi se non altro più educati e consapevoli: che è una buona base di partenza per essere migliori anche come cittadini. |