Università, Gelmini difende i ricercatori
«Problema dei giovani al primo posto»

Continuano le proteste nei diversi atenei

Il Messaggero, 23.7.2010

ROMA (23 luglio) – Il ministro Gelmini scende in campo in difesa dei ricercatori. «Bisogna ripristinare un patto tra generazioni e allora si troveranno risorse per tutti, ma se la coperta è corta, la scelta deve essere fatta per la parte più debole, che oggi sono i ricercatori». Da Viareggio, ospite della manifestazione «Dedalo 2010, organizzata dagli studenti vicini al Pdl, il ministro dell'Istruzione rassicura sulle intenzioni del governo e sull'impatto del ddl di riordino del sistema universitario ora all'esame del Parlamento.

«La riforma - ha spiegato riferendosi al problema dei ricercatori - prevede di accelerare l'ingresso dei giovani nel mondo dell'università e di abbassare l'età media. Purtroppo ereditiamo un precariato amplissimo, che dà comunque un grande contributo all'università perché‚ sono giovani che non fanno solo ricerca ma anche didattica».

Sulla necessità di far spazio ai giovani il ministro ha insistito molto, che »il problema dei giovani non impegnati nel mondo del lavoro o in quello dello studio è il problema numero uno dell'Italia». Mariastella Gelmini ha ribadito l'urgenza di »riforme che favoriscano il ricambio generazionale e un aiuto nel trovare lavoro per le persone più giovani».

Un'urgenza confermata dai dati. Se, infatti, le statistiche mostrano che in Italia la disoccupazione è più bassa rispetto all'Europa, è anche vero che »nel segmento giovanile emergono comunque delle difficoltà« legate anche - ha osservato il ministro »all'incapacità della scuola di uniformarsi al mercato del lavoro. Se l'università continuasse a essere autoreferenziale, per i giovani trovare lavoro diventerebbe un'impresa quasi proibitiva».

A dare man forte alla titolare del dicastero dell'Istruzione la collega Giorgia Meloni secondo la quale »investire sui precari dell'università significa credere davvero nel principio della meritocrazia e dell'uguaglianza, nel punto di partenza«. Intanto, però, le università restano in fibrillazione.

In questi giorni si susseguono assemblee di ateneo, mozioni e iniziative di protesta inconsuete come le discussioni di tesi ed esami in sessione notturna. Singolare anche la protesta dei ricercatori, docenti, personale tecnico e studenti dell'università Politecnica delle Marche che oggi si sono spostati alla Fincantieri, e davanti alle principali aziende (il Gruppo Merloni, l'Elica) della regione per far conoscere i motivi del loro dissenso.

Un fronte di malcontento che non convince il ministro Gelmini. Le proteste dei professori diventano «atti indecorosi quando a pagare sono gli studenti. Ho il massimo rispetto per chi protesta ma credo che le spese di una protesta contro il governo non le debba pagare il corpo studentesco, il quale spesso si trova impossibilitato a svolgere esami e ad avere appelli regolari perché‚ gli insegnanti si lamentano del disegno di legge e si rifiutano di fare lezione, e addirittura di far sostenere gli esami».