Tagliando tagliando
così cambia la scuola

di Franco Buccino, da ScuolaOggi 23.7.2010

Con le ultime stanche battute degli esami di Stato è calato il sipario sull'anno scolastico 2009/2010. Un anno da archiviare senza ripensamenti? Così in prima battuta. Invece, a una lettura più attenta, è un anno scolastico molto interessante e importante. Il primo vero anno dell'era Gelmini. L'anno della "mirabile" sintesi tra fatti e parole, tra pezzi di riforma attuati nella scuola di base e riforma della secondaria, tutta annunciata per il prossimo anno. Tra i tagli operati quest'anno, che hanno visto la scuola dimagrire di oltre cinquantamila unità, e quelli, altrettanto dolorosi, previsti per il prossimo anno, che sveleranno il vero volto anche della secondaria riformata: una scuola con meno ore e meno materie. Alla fine dell'anno il governo e il ministro portano a casa grandi risparmi, una scuola pubblica ridimensionata, un diritto all'istruzione che non è un diritto assoluto, per parafrasare il più recente Berlusconi.

Nella scuola elementare, a cominciare dalle prime classi, sono scomparsi i moduli e il concetto perfino della compresenza. I genitori continuano a chiedere modelli di orario lungo pensando al tempo pieno, e l'Amministrazione impassibile continua a offrire un tempo depotenziato. Nella nostra regione, nonostante le richieste meno timide dei genitori, non offre neppure quello. La scuola media, poi, ha una situazione ancora più drammatica. Il tempo prolungato è ormai un ricordo, di aree disciplinari non c'è più traccia. È stata strappata insomma alla scuola di base e spostata in un secondo grado d'altri tempi, dove c'è spazio per valutazioni solo numeriche, per un esame finale quasi più complesso di una maturità, per bacchettate a presidi e a docenti campani, ancora intontiti per lo snaturamento della loro scuola media, colpevoli di aver fatto "copiare" gli alunni durante le prove Invalsi.

Per la scuola secondaria è stato l'anno dell'annuncio della riforma. Sulla parola del ministro si sono fatte le iscrizioni. I regolamenti attuativi della riforma li abbiamo visti sulla Gazzetta ufficiale a tempo abbondantemente scaduto. I genitori, in molti casi, hanno scelto senza sapere le materie che avrebbero studiato i loro figli. Le scuole hanno scelto gli indirizzi senza sapere, spesso, di che cosa si trattasse. I docenti, in tanti casi, non sanno in quali scuole potranno spendere le loro abilitazioni. E non lo sa bene neppure il ministero, che continua a rivedere la tabella delle classi di concorso. L'unica certezza per gli insegnanti, come per il personale ata, sono i tagli di quest'anno, del prossimo, e di quelli che verranno.

Precari decimati, turn over non rimpiazzato, quest'anno. La stessa cosa succederà nel prossimo. Con l'aggravante che il soprannumero, cioè la perdita della sede di lavoro, si generalizzerà, mettendo in discussione, dalla radice, la continuità didattica, il diritto degli alunni di avere lo stesso docente per tutto un ciclo.

A breve, come ogni estate, tra un anno scolastico e l'altro, comincerà il lungo intermezzo dei supplenti. Convocati, sconvocati, riconvocati. Guerre tra poveri, al Sud come in tutta Italia, ma sempre tra i nostri precari, alla ricerca di un posto annuale, che per molti è ormai un miraggio. Un anno scolastico, quello che si sta concludendo, estremamente negativo per il personale della scuola. Che è cominciato con il rinvio, forse di un anno, dell'elezione delle rappresentanze sindacali d'istituto, e si conclude con la manovra del governo. La manovra penalizza in modo pesante i docenti, come gli altri lavoratori pubblici: tre anni senza contratto, le donne in pensione a 65 anni, la buonuscita spalmata su più anni. E sembra che sia andata loro pure bene perché hanno riavuto gli scatti di anzianità e perché riavranno, forse, il trenta per cento delle risorse risparmiate con i tagli. Risorse che, secondo i precedenti accordi, dovevano essere restituite loro per intero.

Artefice dell'attuazione della politica scolastica del governo è stata la Gelmini, una Gelmini più sobria. Più sobria nel numero delle esternazioni ma non nella "qualità" degli interventi. Da quando ha invitato le famiglie di immigrati clandestini a non nascondere dietro i figli che frequentano la scuola la loro situazione di illegalità, perché la legge va rispettata, a quando ha considerato un "privilegio" l'astensione obbligatoria delle lavoratrici madri. Fino all'ultima di pochi giorni fa. L'anno prossimo alcune materie si insegneranno in inglese, fiore all'occhiello della riforma. «L'insegnamento di alcune materie in lingua straniera sarà deciso liberamente dalle scuole», ha detto la Gelmini, dimenticando che le scuole non ricevono un euro per il funzionamento generale e didattico. Inoltre dal 2012 saranno introdotti negli esami di maturità «test standard per misurare la qualità dell'istruzione e il livello di apprendimento su tutto il territorio nazionale, indipendentemente da scuole e commissioni». Tale prova, secondo il ministro, dovrebbe permettere una valutazione omogenea degli studenti e un confronto più oggettivo tra le varie performance regionali, oggi materia di scontro anche politico. Il ministro subisce, al solito, il fascino della peggiore ideologia leghista.
Mentre tutta sua è la battaglia per un ritorno a una scuola severa. Costi quel che costi in termini di selezione.