L'intervento

La verifica dei saperi

 Pasquale Almirante La Sicilia, 27.6.2010

L'appuntamento è ora per le prove orali, per consentire ai ragazzi della secondaria superiore di conquistare il fatidico pezzo di carta, perché di questo si tratta da un po' di tempo. E infatti i maturandi lo potranno spendere solo per l'iscrizione all'università o per qualche pubblico concorso, mentre le aziende private sanno bene che quel titolo con un voto unico dice poco della loro effettiva preparazione. Ma anche i professori hanno chiaro che gli attuali esami di stato si portano appresso il modello sperimentale inventato nel 1969 dal ministro Sullo per rintuzzare le contestazioni del movimento studentesco e che ha bisogno di essere rivisto e aggiustato.

Un fatto dunque più burocratico che di sostanza e che non ha ancora il dispositivo per dare al diploma il suo effettivo valore, constatati pure i mutamenti della nostra società e l'urgenza di competere in termini di conoscenza col resto del mondo. L'obiettivo allora dovrebbe essere un nuovo titolo di studio con la certificazione motivata delle conoscenze e delle competenze acquisite a compimento dell'intero ciclo scolastico e per singola disciplina; un documento rilasciato da commissari tutti esterni che certifichi la preparazione dei candidati, fotografando ciò che il giovane uscendo dalla scuola è in grado di fare e di capire, di affrontare e di risolvere. Non sarà di certezza assoluta questa certificazione, ma è sicuramente un modo per evitare incongruenti bocciature dopo 5 anni di frequenza, perché di fronte a molte carenze, con una nuova formula d'esami di stato, l'alunno potrebbe pure decidere o di ripetere il quinto anno o di spiccare il volo verso altri porti. Sono decenni che si parla di certificazioni e da decenni si è solo parlato, benché sia nota l'efficacia di un nuovo sistema di valutazione. Per quanto invece riguarda le prove Invalsi, visto che è intenzione del Miur di adottarle a partire dal 2012 nelle superiori, sarebbe il caso che si passasse dalle semplici esercitazioni a veri e propri compiti scritti standard durante l'intero anno, in modo da risultare una normale verifica dei saperi, come avviene nell'Ue e per le rilevazioni Ocse-Pisa. Si rischia altrimenti di creare solo ansia e incertezza, mentre i cosiddetti quiz potrebbero essere non già l'eccezionalità solo per gli esami di stato, ma la regola per l'assegnazione del voto nelle materie scritte.

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