Esami e tempo pieno, da Europa, 8.6.2010 I debiti
Lasciamo da parte le provocazioni del ministro Calderoli buone a
coprire – alla vigilia del mondiale di calcio – per un giorno o due
le spine della manovra economica del governo (e, per la base
leghista, l’indigesto ddl intercettazioni). Il Corriere della Sera e
La Stampa offrono ai lettori uno spaccato interessante di quello che
è oggi, in Italia, il mondo della scuola. Andrea Garibaldi, sul
quotidiano di via Solferino, racconta la vicenda del liceo
scientifico Majoranza di Putignano (Bari): «Per pagare i dodici
commissari d’esame (più nove interni) alla maturità che inizia fra
due settimane, servono 47.500 euro. Dal ministero della pubblica
istruzione ne arriveranno 30mila. Ne mancano 17mila e 500». Per
poter svolgere «serenamente » gli esami «il consiglio d’istituto ha
deliberato di invitare le famiglie dei 127 studenti a versare 145
euro a testa che serviranno a dare ai commissari ciò che a loro
spetta». Le famiglie saranno rimborsate «appena il ministero salderà
la differenza fra anticipo e cifra necessaria a pagare i professori
a fine esami». Sono questi i “debiti” dell’education? È una storia
che aiuta a comprendere l’inconsistenza di tante parole spese dal
ministro Gelmini sulla scuola italiana. Anche perché, dal 2004 (con
l’eccezione del 2009), spiega il preside del liceo di Putignano «il
ministero non distribuisce più il saldo degli esami di stato: tutto
si esaurisce con l’anticipo e poi resta un problema delle scuole».
Dal ministero, la reazione all’iniziativa di Putignano è molto dura.
Lo staff del ministro Gelmini comunica che saranno effettuate
verifiche. E precisa che «è illegittimo da parte delle scuole
chiedere soldi alle famiglie, a qualsiasi titolo».
Flavia Amabile, sulla Stampa, indaga sull’odissea – fatta di tabelle e
di punteggi – di chi vuole iscrivere i bambini alla scuola a tempo
pieno: «Benvenuti alla lotteria del tempo pieno. Partecipano in
duecentomila, secondo calcoli dei sindacati. Sono i bambini italiani
che hanno provato ad iscriversi alle classi di 40 ore e che ora, a
giugno, all’improvviso hanno scoperto che quelle classi non ci sono
e che le scuole dove si erano preparati ad andare dovranno scegliere
tra loro e decine di altri bambini chi vincerà l’ambito premio.
Accade anche questo nell’Italia delle scuole ormai». È una lotteria,
davvero. Sembra anche «un po’ buffa» a pensarci bene. Invece è tutto
regolare: «Il comma 3 dell’articolo 10 del Dpr 81 del 2009 prevede
proprio questo, che in caso di difficoltà l’ultima parola spetti ai
consigli di istituto. È compito loro indicare “i criteri di
ammissione”. E ogni scuola è libera di scegliere quelli che ritiene
più giusti». Come finirà? Che le scuole «potranno chiedere anche il
contributo per il tempo pieno con il via libero esplicito dei loro
comuni». Insomma, chi vuole il tempo pieno se lo dovrà pagare. E le
famiglie con non potranno permetterselo? Massimo Giannini, su Affari&Finanza di Repubblica ricorda che da un mese Scajola ha dato le dimissioni da ministro e da un mese il premier esercita l’interim del dicastero per lo sviluppo economico: «Da un mese la sede è clamorosamente vacante». Come ha ricordato Mario Draghi, l’Italia soffre una gravissima crisi di competitività, e nell’ultimo biennio ha subito una caduta di 6 punti e mezzo di Pil: «Forse c’è del metodo in tanta follia berlusconiana. Lo sviluppo economico non esiste. Tanto vale far marcire anche il ministero che se ne occupava ». |