Lo stretto rapporto
tra scuola e politica

di Vincenzo Cicala da Napoli.com, 13.6.2010

Oggi la scuola italiana ha indici negativi, alcuni nuovi ed inaspettati perché non comparivano dall’immediato dopoguerra. Vi sono italiani che, da quando hanno raggiunta l’età scolare ad oggi, non hanno mai frequentata un’aula scolastica e si tratta di giovani non ancora arrivati alla maggiore età. Per una istituzione che, dal 1946 al 1987, ha avuto a ministri presidenti della Repubblca, Aldo Moro,, Paolo Rossi, Fiorentino Sullo, Franco Maria Malfatti, Giovanni Spadolini, cioè uomini di indubbia cultura, capacità ed onestà, è veramente un record negativo. Come tutti i tumori gravi è stato lungamente incubato e non può attribuirsi all’insufficiente abbecedario linguistico, pedagogico ed amministrativo della Gelmini.

Tra le caratteristiche negative emerge maggiormente il valore contrattuale minimo del titolo e della preparazione scolastica. Questa non fornisce un sapere che consenta di orientarsi in una società complessa e di acquistare una autonomia economica. I tanto vituperati “bamboccioni” non solo sono mal preparati ma non hanno più la forza e la capacità di una ribellione vincente allo sfruttamento fatto da una classe dominante così corrotta da usare il potere legiferante del parlamento in maniera strumentale ai propri interessi ed alla propria programmata innocenza. In effetti nessun potere oligarchico ha simpatia per l’ordine e per la cultura. E’ pure vero che una istituzione efficiente ,ligia ad una etica rigorosa ed orgogliosa del proprio prestigio, non si sarebbe prestata a baratto o strumentalizzazione demagogica. L’efficienza è la risposta alle esigenze del bacino di utenza, una normale soddisfazione della domanda ed un funzionamento regolare degli uffici e della docenza.

L’efficienza è la garanzia del normale svolgimento quotidiano delle lezioni, con programmi attinenti alla necessità che gli alunni hanno di inserirsi gradualmente nella società con le proprie forze, in maniera autonoma. L’efficienza è assicurare al personale della scuola una dignità sociale. Una scuola dai costumi integri, con docenti culturalmente aggiornati,psicologicamente equilibrati, per gli alunni modello per una società libera evoluta ed integra, una scuola così avrebbe un legittimo elevato coefficiente di autostima. Potrebbe dire ai giovani che è possibile costruirsi un avvenire soddisfacente e che quello che essi vogliono diventare e rappresentare nella nuova società è possibile. Una scuola siffatta avrebbe avuta la forza di resistere alle pressioni esterne e di mantenere una posizione di eccellenza, di non essere strumentalizzata od usata a fini di parte.

Quello che la scuola è oggi ed il trattamento che riceve dai due ministri referenti ,pubblica istruzione e lavoro,è il risultato anche di una scadentissima considerazione che la classe dirigente ha avuto ed ha di essa. In passato la piazza è stata invasa da studenti che,per settimane e settimane,marinavano la scuola e sfuriavano il proprio entusiasmo senza neppure conoscere l’oggetto della protesta. In passato ed a tutt'oggi sfilano per la strada migliaia e migliaia di docenti. Ad cui prodest se si è arrivati a licenziamenti, blocchi di stipendi e povertà,insicurezza del posto di lavoro, pensioni di vecchiaia ex abrupto rimandate di cinque anni? Eppure in realtà è a scuola che la società può programmare il proprio avvenire perché è a scuola che può prepararsi una nuova classe dirigente ed un ricambio generazionale.

Bisogna rinnovare il rapporto tra la società e la scuola. Formare il cittadino e riallacciare il rapporto tra il territorio, la sua storia ed i suoi abitanti, perché l’uomo possa identificare se stesso e la società nella quale vive. Rendere stretto il legame tra la scuola ed il mondo del lavoro, fare dell’imprenditoria giovanile una materia di studio e di pratica sperimentale perché la scuola educhi al fare,a ricostruire un legame tra economia e lavoro,una reintroduzione del rapporto tra capitale e lavoro, capitale italiano e lavoratori italiani, senza razzismi ma senza sfruttamento sui luoghi, dei luoghi e del lavoro clandestino e minorile in Italia od all’estero. La scuola può essere il maggior fattore trainante del rinnovamento e della rinascita anche economica dell’Italia, della reintroduzione di una democrazia vera e popolare. Ma è mai possibile che questa classe dirigente convenga a questo?