«Non abbiamo soldi» Antonella Fanizzi, La Gazzetta del Mezzogiorno 6.6.2010 BARI - Esami di maturità a spese degli studenti. O meglio: dal momento che la scuola non è in grado di far fronte al pagamento per intero dei compensi che spettano ai commissari, chiede alle famiglie di anticipare le somme, con l’impegno di restituire il denaro non appena da Roma sarà inviato il saldo. Non si tratta di una provocazione, ma di un invito elaborato dal Consiglio d’istituto del liceo scientifico «Majorana» di Putignano, in provincia di Bari. È l’ennesima invocazione di aiuto che arriva dalle scuole, sommerse dai debiti e costrette a sperare che il ministero dell’Istruzione onori gli impegni già presi. I ragazzi dell’ultimo anno, che da martedì 22 giugno si ritroveranno sui banchi per la maratona degli scritti, si sono già riuniti in assemblea e hanno preso tempo. Quei 145 euro a testa, il «prestito» di cui l’istituto ritiene di non potere a fare a meno per consentire un sereno svolgimento delle prove, è il sacrificio finale chiesto alle famiglie. Ne è consapevole il preside Pietro Gonnella, operatore dell’istruzione dalla esperienza trentennale, alla guida del liceo scientifico dal lontano ‘91: «Le casse sono vuote - è lo sfogo - e non riusciamo neppure a pagare i supplenti. Lo Stato ha messo le scuole in ginocchio: ad eccezione di una parentesi felice dello scorso anno, vantiamo crediti per il saldo dei compensi ai commissari dal 2004». Continua il dirigente: «Finora abbiamo stornato le somme da altri capitoli, ma questa volta in cassa non c’è neppure un centesimo». Gonnella afferma di comprendere il disorientamento dei ragazzi e dei genitori, ma ripete: «Si tratta di una proposta relativa a un prestito. La scuola è pronta a risarcire le famiglie non appena da viale Trastevere ci sarà spedito l’assegno». Che la maturità sia in crisi non è un mistero. Ogni anno la percentuale dei professori esterni che rifiuta l’incarico di valutare la preparazione degli alunni di altre scuole è crescente. Lo scorso anno nel Barese ben il 40% fra presidenti e commissari si è tirato indietro: alla lettera di nomina ha risposto con un fax di rinuncia al quale è stato allegato un certificato medico. Il preside chiarisce: «Da Roma riceviamo un acconto per retribuire i docenti incaricati di sovrintendere agli esami di Stato. La restante parte nella migliore delle ipotesi arriva a distanza di 6-7 mesi. In caso contrario, facciamo fronte con i risparmi accantonati. Gli insegnanti, costretti a sobbarcarsi i costi delle trasferte, affrontano la missione con l’amaro in bocca. Per questo abbiamo pensato di chiedere un aiuto temporaneo alle famiglie». Al momento non c’è alcun provvedimento definitivo. Gli studenti però non ci stanno: la scuola è pubblica - dicono - ed è inaccettabile che persino la maturità sia soggetta a tassazione. Le famiglie, ormai in tutti gli istituti, pagano la retta di iscrizione e alle volte i sussidi didattici. La situazione è insostenibile. |