Sempre più buro-scuola
Nell'istruzione la logica del mercato si è
insinuata iniziando dal colonizzarne Riccardo Urigu* La Stampa, 22.6.2010 Che la scuola pubblica sia un capitolo di spesa superflua per il bilancio statale è dimostrato dalla pseudo-riforma Gelmonti-Tremini e dai provvedimenti dell’incombente finanziaria. A margine vorrei segnalare i tentativi di alcuni dirigenti scolastici di emulare i sommi vertici, arrangiandosi in brillanti operazioni di gestione creativa: nel liceo dove insegno il DS si è fatto promotore presso l’utenza - pardon, la clientela – di un progetto per il recupero dei debiti scolastici a cura di una Fondazione non profit operante sul territorio. Per chi non conoscesse il gergo buro-scolastico, non stiamo parlando di un’agenzia di recupero crediti (nell’istruzione la logica del mercato si è insinuata iniziando dal colonizzare il linguaggio) ma delle carenze che gli studenti dovrebbero recuperare a cura dell’istituzione scolastica. Bisogna ricordare che il DM 80 del 2007 prevede che « ... le istituzioni scolastiche possono individuare e/o approvare anche modalità diverse ed innovative di attività di recupero che prevedano collaborazioni con soggetti e strutture esterni», cioè privati, purché non profit. Nella fattispecie il progetto pare sia finanziato anche da Regione Piemonte e inquadrato in un accordo tra la Provincia e la Città di Torino. Qualcuno mi vuole spiegare quale sensata applicazione del principio di sussidiarietà o lungimirante gestione delle risorse pubbliche si celi dietro iniziative di questo genere? Da una parte lo Stato taglia risorse per servizi primari che competono alle scuole, dall’altra gli enti locali sovvenzionano enti privati per sopperire alle carenze del pubblico. Per quanto riguarda l’articolo 33 della Costituzione, il nostro Premier potrebbe pensare ad adeguarne finalmente la lettera al suo compiuto stravolgimento cui siamo giunti, grazie all’impegno di governi di tutti i colori: «La Repubblica istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi, purché senza oneri per lo Stato».
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