Tracce di futuro: in Brasile!

di Piero Morpurgo, 27.6.2010

In questa primavera si è svolta in Brasile la Conferenza Nazionale dell’Educazione (Conae); all’iniziativa, patrocinata dalla Presidenza della Repubblica, hanno partecipato 2416 delegati di tutte le componenti sociali (enti locali, industrie, sindacati, studenti).

I lavori, incardinati sulla Costituzione del 1988, intendevano fornire le basi del nuovo Piano Decennale dell’Educazione -2011/2020- in modo da garantire un sistema di istruzione democratico e di qualità (É dever do Estado a garantia do direito à educação de qualidade, estabelecido na Constituição Brasileira de 1988, na Lei de Diretrizes e Bases da Educação Nacional (LDB/1996) e no Plano Nacional de Educação PNE 2001-2010, considerado direito social e com estatuto de direito humano consignado na Declaração Universal dos Direitos Humanos de 1948, p. 19[1]). In questo contesto le scuole private debbono essere controllate dallo Stato e fulcro fondamentale è la gestione democratica in garanzia della libertà di pensiero (a garantia da liberdade de pensamento, da livre manifestação de idéias e da implementação de órgãos colegiados com ampla participação da comunidade acadêmica e da sociedade, p. 42) pertanto si stabilisce che tanto i dirigenti scolastici quanto i rettori dovranno essere eletti direttamente dalle componenti di Scuole e Università (p. 43). Si tratta di un’innovazione di portata considerevole i cui esiti andranno attentamente valutati; è comunque notevole che si cambia proprio iniziando a mutare il sistema delle dirigenze: si annulla il dispotismo che ora viviamo in Italia. Parimenti il documento garantisce: a) la continuità del finanziamento pubblico; b) la libertà delle organizzazioni sindacali e studentesche; c) la lotta contro la violência na escola, homofobia, racismo, sexismo (pp. 49-50). Anche il Brasile prevede un sistema nazionale di valutazione che ha delle significative novità: 1) occorre evitare di costruire classifiche tra scuole; 2) deve essere tralasciato il sistema di premi e punizioni pecuniare. Si tratta di un sistema inteso a misurare sia la qualità delle infrastrutture per cui o sistema de avaliação deve ser capaz de identificar os desafios institucionais de infraestrutura dos sistemas de educação (tais como situação do prédio, existência de biblioteca e equipamentos, recursos pedagógicos e midiáticos, condições de trabalho dos/das profissionais de educação); dunque si valuteranno le condizioni di lavoro, ma anche quei metodi che portano alla maturazione delle capacità di spirito critico degli studenti (pp. 54-55).

Il documento introduttivo era stato estremamente chiaro: Deve-se superar, também, a idéia de se estabelecer “ranking” entre as instituições educativas, de docentes e discentes considerados “melhores” e “piores” pelos processos de avaliação; ovvero si deve superare l’idea di graduatorie tra istituzioni educative, di distinguere tra migliori e peggiori docenti/discenti, occorre valutare il contesto di apprendimento[2]. Notevole è l’impegno di incrementare in base al PIL i finanziamenti per il sistema dell’istruzione pubblica dell’1% annuo sino ad arrivare a un impegno di spesa nel 2014 pari al 10% del PIL (p. 110)! Basti pensare che in Italia negli ultimi anni la spesa del MIUR è al di sotto del 4% del PIL e dal 1996 l’impegno sta calando e non aumentando[3].

Sorprende piacevolmente l’insistenza sull’idea per cui l’insegnante deve sentirsi soddisfatto e realizzato (parole sconosciute nel Bel Paese) e che si preveda un anno sabbatico retribuito ogni 7 anni di docenza (p. 89). Inoltre si fissa un numero massimo di studenti per classe di 20 nelle elementari, di 25 nelle medie, di 30 nelle superiori[4]. Sia chiaro: stiamo parlando di un Paese che ha ancora l’obbligo scolastico a 14 anni e che ha grandissimi dislivelli di cultura. L’UNICEF denuncia che “as desigualdades presentes na sociedade ainda têm um importante reflexo no ensino brasileiro” la disuguaglianza penalizza l’apprendimento e che almeno 680.000 bambini non vanno a scuola[5]. Tuttavia si avverte una coscienza della speranza e un progetto critico che può essere di ammonimento anche per la scuola italiana. Così quando leggiamo in Tracce di futuro che Educar em áreas de risco está longe de ser uma ciência exata[6] si è indotti a un sospiro di sollievo: in Brasile sembra prevalere la discussione mentre da noi predominano griglie meccanicistiche. Ancora quando ci vien detto che la conflittualità per questioni etniche e religiose non può essere risolta semplicemente negandola! Pertanto non possiamo fare a meno di apprezzare l’analisi realistica e sincera che dovrebbe contraddistinguere anche in Italia la nostra pedagogia: O ambiente da escola reflete, assim, uma incomunicabilidade entre distintos grupos, que pode ser motivada por questões étnicas, de classes sociais ou religiões. O problema é que as soluções construídas para superar esses muros passam, geralmente, pela adoção de técnicas pedagógicas que negam ou abafam essas diferenças o que, em longo prazo, agrava o conflito, fazendo com que os estudantes se identifiquem cada vez menos com a escola[7]. Il disinteresse per i conflitti sociali in cui vivono gli studenti porta al distacco della comunità giovanile dal mondo della scuola e il tutto è aggravato dalla carenza di materiali soprattutto negli istituti tecnici[8].  Per molti gli esiti della conferenza CONAE non sono altro che un libro di sogni interrotto anche da forme di protesta di studenti e docenti che hanno brevemente interrotto i lavori dell’incontro occupando la sede. Pesa sulle buone intenzioni della CONAE la mancanza di finanziamenti alle scuole e l’assenza di incrementi degli stipendi. Per questi motivi l’ANDES[9] (Sindicato Nacional dos Docentes das Instituições de Ensino Superior) lotta contro il blocco dei salari e ha ottenuto una prima vittoria giacché il relatore in Parlamento si è detto contrario: servidores públicos obtêm primeira vitória contra projeto que congela salários[10]; l’obiettivo -anche in Brasile-  è quello di lottare per la educação pública de qualidade, pela valorização do trabalho docente. Le tracce di futuro svaniscono dinanzi agli incubi del presente. Soprattutto in Italia dove non possiamo nemmeno sognare.

                                                                                        Piero Morpurgo