Diploma con voto unico o Se però a questo appuntamento tanto delicato si vuole ridare il suo effettivo ruolo, constatati i mutamenti sostanziali della nostra società e l’urgenza di competere in termini di conoscenza e di innovazioni col resto del mondo, il vecchio diploma dovrebbe essere sostituito con una certificazione dettagliata e motivata delle conoscenze e delle competenze acquisite del giovane a compimento del suo intero ciclo di studi e per singola disciplina. Un documento rilasciato da commissari esterni che certifichi la preparazione dei ragazzi con nettezza. Pasquale Almirante*, AetnaNet 20.6.2010 L’appuntamento è per martedì 22 giugno alle 8,30 allorché gli studenti del quinto anno della secondaria superiore dovranno affrontare la prima prova scritta di italiano e poi le altre asperità conoscitive per conquistare il fatidico pezzo di carta, perché di questo si tratta da un po’ di tempo. E infatti i maturandi lo potranno spendere solo per l’iscrizione all’università o per qualche pubblico concorso, mentre le aziende private sanno bene che quel titolo è poco affidabile, sia perché conoscono lo stato di malnutrizione della scuola italiana e sia perché capiscono che un voto unico dice poco della effettiva preparazione del candidato per quel posto di lavoro, se c’è. Ma anche i professori hanno chiaro che gli esami di stato appaiono come una sorta di rito iniziatico utile per dimostrare che alla fine dei conti lo Stato è presente, con tutti i suoi cavilli e le sue legislazioni. Un fatto più burocratico che di sostanza effettiva, nonostante gli urli mediatici sul riacquistato rigore e la rinnovata serietà con l’imposizione della sufficienza in tutte le materie (il cui ultimo risultato è stato l’ingresso del demonizzato 6 politico da parte dei consigli di classe), la riconferma delle commissioni esterne (fagocitate per qualche anno al tempo della ministra Moratti per quelle interne) e i paletti messi ai candidati privatisti. Se però a questo appuntamento tanto delicato si vuole ridare il suo effettivo ruolo, constatati i mutamenti sostanziali della nostra società e l’urgenza di competere in termini di conoscenza e di innovazioni col resto del mondo, il vecchio diploma dovrebbe essere sostituito con una certificazione dettagliata e motivata delle conoscenze e delle competenze acquisite del giovane a compimento del suo intero ciclo di studi e per singola disciplina. Un documento rilasciato da commissari esterni che certifichi la preparazione dei ragazzi con nettezza. Ha poca importanza il valore legale del titolo di studio, anche in ambito comunitario, ciò che conta è la più possibile esatta fotografia di ciò che il giovane uscendo dalla scuola è in grado di fare e di capire, di affrontare e di risolvere. Non sarà certamente vangelo questa certificazione, ma potrebbe pure evitare incongruenti bocciature dopo 5 anni di frequenza, perché di fronte a molte carenze l’alunno potrà decidere o di ripetere ancora il quinto anno o di spiccare il volo verso altri porti. Sono decenni che si parla di certificazioni e da decenni si è solo parlato.
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