scuola
Aprea: il Regolamento formazione docenti? intervista a Valentina Aprea, il Sussidiario 3.6.2010
La Commissione cultura della Camera ha
espresso il parere sul nuovo Regolamento per la formazione dei
docenti. Ilsussidiario.net ne ha parlato con la presidente on.
Valentina Aprea, in questa intervista che tocca i punti cardine del
Regolamento e i problemi che restano aperti, come quello dei 208mila
docenti privi di abilitazione che da due anni sono nella scuola.
Le novità che riguardano il
provvedimento sono tante, soprattutto rispetto alle vecchie scuole
di specializzazione (SSIS, Scuole di specializzazione
all’insegnamento secondario, ndr). Mentre prima la formazione
dell’insegnante era basata sul conseguimento di una laurea
generalista e poi sulla frequenza della Scuola di specializzazione,
ora si colloca subito nel quadro di una formazione professionale
fortemente orientata e caratterizzata.
La professionalità docente viene
costruita fin dal percorso accademico con formula 3+2. Ora però,
rispetto alla precedente formazione specialistica, è molto più
centrata sulle competenze disciplinari legate alla didattica che non
a una formazione di tipo psicopedagogico com’era prima, che
prescindeva però dalle discipline attinenti l’insegnamento.
Sì, perché dopo la laurea triennale
c’è un approfondimento della didattica disciplinare e delle materie
connesse alla funzione docente, con annessi crediti in ambito
psicopedagogico e sociologico. La formazione viene offerta oggi nel
quadro delle facoltà esistenti, e domani in quello predisposto dalla
riforma universitaria.
Sì. Il disegno originario del governo
prevedeva, rispetto alla formazione degli insegnanti di scuola
dell’infanzia e di scuola primaria, un percorso unitario
quinquennale: la Commissione ha suggerito di recuperare la
specificità dell’insegnamento nella scuola dell’infanzia, prevedendo
eventualmente un biennio comune e la possibilità di conseguire la
doppia abilitazione. Il rischio era quello di sacrificare la
specificità della scuola d’infanzia, e di veder appiattito
l’insegnamento nella primaria su quello dell’infanzia.
Il percorso unitario per abilitarsi
all’insegnamento della scuola dell’infanzia e della scuola primaria
è per la prima volta quinquennale, mentre finora i percorsi di
Scienze della formazione sono stati di 4 anni. Un’altra differenza
rispetto al passato è che per insegnare nella scuola secondaria di I
e II grado il tirocinio si fa dopo aver conseguito l’abilitazione
della laurea magistrale, dunque comincia dopo il 3+2. L’anno di
Tirocinio formativo attivo (TFA) viene svolto nelle scuole con la
supervisione dell’università.
Ora si aspetta il parere della
Commissione del Senato, dopodiché il governo dovrà riscrivere il
Regolamento tenendo conto delle osservazioni espresse dalla
Commissioni parlamentari. E siamo a giugno. Si potrebbe finire entro
luglio, ma sarà difficile che per il prossimo anno accademico
possano già partire i corsi di laurea magistrale. Ci auguriamo
invece che possano partire i TFA, colmando il vuoto legislativo che
di fatto si è verificato dopo la chiusura delle SISS, e offrendo
l’opportunità di rientrare a tutti quei laureati che avevano
conseguito la laurea triennale a scadenza del ciclo per l’ammissione
alle vecchie scuole di specializzazione. Colgo anche l’occasione per
dire che quello dei TFA sarà un modo per agevolare quei docenti che
già insegnano da 360 giorni senza abilitazione.
Nel parere abbiamo posto delle
condizioni: prevedere di poter accedere a questi tirocini previo
superamento di una prova orale, e tener conto in graduatoria
d’accesso, con un sussidio maggiorato, del tempo e dell’esperienza
maturati nella scuola. A queste condizioni quegli insegnanti
potranno sicuramente accedere.
Sì e sempre attraverso il TFA. Questa
è la via transitoria e abbreviata.
Penso che con tutti gli accorgimenti
che abbiamo indicato nelle condizioni e nelle osservazioni sarà
possibile riequilibrare la bilancia, che sembrava effettivamente
favorire l’università, e sono fiduciosa che questo possa avvenire.
Il “bollino blu” all’insegnamento d’ora in poi verrà dato nelle
scuole accreditate dove si svolgerà il TFA obbligatorio. Nella relazione tecnica che ha accompagnato il provvedimento alle Camere si è parlato di 190mila docenti. In un documento successivo che mi è stato consegnato in quanto presidente di Commissione e che ho reso pubblico durante il dibattito, si parlava di 208mila docenti privi di abilitazione. È chiaro che se dovessimo far accedere tutti questi docenti vanificheremmo il percorso della laurea magistrale. Sono però fiduciosa che si potrà agire nei limiti che sono stati posti nel nostro parere, senza tuttavia precludere la strada a possibili “scorciatoie” per i docenti non abilitati che da due anni sono nella scuola. |