E i prestiti saranno veramente d'onore

 Il Messaggero, 4.1.2010

ROMA (4 gennaio) - Prestiti a misura di studente, sotto forma di “buoni” di cui si dovrà restituire una quota al termine degli studi universitari. I soldi, dunque, potranno essere rimborsati dopo la laurea, in rapporto ai risultati ottenuti, e secondo tempi parametrati al reddito percepito. In sintesi, prima lo studio, il lavoro, poi la restituzione (parziale). Lo prevede la riforma dell’università, approvata da Palazzo Chigi, che ha iniziato in dicembre l’iter parlamentare. «L’articolo 4 - spiega il relatore della legge Giuseppe Valditara - istituisce il fondo per il merito destinato a erogare premi di studio ai meritevoli, si tratta di buoni che prevedono una quota da restituire al termine del percorso universitario. Però a mio parere sarebbe opportuno limitare i premi a chi non è abbiente, magari prevedendo delle soglie non troppo basse di accesso».

La novità è rilevante, ma per ora non c’è adeguata copertura finanziaria. Senza soldi questo punto contenuto nella legge rischia di vanificarsi. Se l’articolo 4 avrà un fondo adeguato allora si ridurrà la distanza tra noi gli Stati Uniti e gli altri Paesi dell’Ue che nel diritto allo studio e nei benefici a favore degli studenti sono molto più avanti. In Italia i prestiti d’onore per gli universitari non sono mai decollati. Solo di recente sono stati fatti degli accordi tra università e istituti di credito per dare ai giovani prestiti a tasso agevolato e formule di rimborso facilitato. Non tutte le famiglie possono affrontare le spese di uno o più figli all’università. Le rette sono diversificate di facoltà in facoltà. Gli affitti per gli studenti sono carissimi e non sono mai stati calmierati. Se si aggiungono libri, mensa e trasporti il panorama è pesante. I costi variano da università a università, a seconda delle fasce di reddito. In media, secondo gli ultimi dati del Miur, uno studente spende circa 900 euro l’anno di tasse. Ma la forbice reale va da una tassa minima di 200 euro a cifre che oltrepassano i 2.600 euro (Statale di Bologna, Milano e Torino). Alle rette vanno aggiunti vitto, alloggio e computer. Se il cibo si risolve con la frequenza delle mense, in molti casi con prezzi vaiati per reddito, la casa è la vera spina nel fianco.

Nelle città come Roma e Milano per una stanza singola presso terzi si pagano anche 400 euro al mese. Restano i collegi, ma anche qui il balletto delle cifre è pazzesco. Da qui la necessità di fare “debiti” per finanziare gli studi, superando le ristrettezze della propria famiglia. In attesa che i fondi pubblici rendano più concreto l’aiuto agli studenti meritevoli e disagiati, ci sono dei progetti messi in piedi con l’Associazione del banche italiane. Un esempio è il “Diamogli credito”, prestiti agevolati, frutto di accordi tra banche e università, che coinvolgono anche gli enti regionali per il diritto allo studio. Alcune piccole banche del credito cooperativo, per esempio, hanno scelto di sostenere il progetto applicando addirittura un Tan pari a zero. Il Taeg, cioè il tasso effettivo, varia invece a seconda delle banche e dell’entità e durata del finanziamento. Comunque, qualche cosa si muove. Secondo le statistiche del Miur, nel 2007 (ultimi dati disponibili) per 227 prestiti d’onore destinati a corsi di laurea sono stati stanziati dalle Regioni 1,752 milioni di euro. Di questi, un milione è stata la quota del solo Trentino, seguito da Piemonte (310mila), Toscana (162mila), Lombardia (140mila), fino alla Sicilia (25mila). Si tratta però di fondi assolutamente insufficienti.