Il taglio chiamato riforma

Marianna Lepore, Offline 28.1.2010

A Reggio Calabria, oggi, si teneva la riunione del Consiglio dei ministri per dare il via al piano straordinario del governo contro la mafia. Tante foto e soliti slogan mandati in onda dalle televisioni, solo qualcuno racconta degli operai e dei precari della scuola che manifestano contro Berlusconi. Già, la scuola, perché proprio ieri, in silenzio, è arrivato il sì alla riforma delle scuole superiori dalla commissione competente in Senato.

Non è una riforma vera. Sono solo nuovi tagli alla scuola, fanno parte della politica di questa maggioranza. Una riforma della scuola superiore che non passa attraverso il dibattito parlamentare, come si è sempre fatto in passato, perché la Finanziaria del 2008 prevede che si possa fare con dei regolamenti. Lavorando di maggioranza, senza ascoltare l’opposizione, senza ascoltare i sindacati.

Se questo servisse a fare una vera riforma della scuola superiore o a migliorare l’istruzione dei giovani allora sarebbe una modifica cui applaudire. In realtà serve solo a tagliare, ancora, sul sistema d’istruzione italiano.

Ora la parola passerà al Consiglio dei Ministri che dovrà approvare definitivamente le tre bozze. Quindi il passaggio alla Corte dei Conti e, infine, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale che, difficilmente, potrà avvenire prima della fine di marzo.

Cosa cambia con la riforma? Di preciso ancora non si sa perché le tre bozze devono integrarsi tra loro. In linea di massima, però, si sa che ci saranno tagli. Fine delle sperimentazioni nei licei; fine delle attività pratiche nei tecnici (dall’Agrario, ai Nautici ai Tecnici industriali, e poi lo stesso governo ci propone l’apprendistato a quindici anni, togliendolo da un percorso formativo vero); fine dello studio di due lingue straniere; fine dello studio della geografia.

Dal Pd si dicono sbalorditi, perché la riforma “si è preoccupata solo di contenere la spesa pubblica”, come dice Anna Finocchiaro. L’attesa, adesso, è per il Consiglio dei ministri che si occuperà dell’ultima approvazione (probabilmente la prossima settimana). Solo allora si saprà cosa passerà e cosa no. L’unica richiesta avanzata da Consiglio di Stato e Parlamento, che sarà quasi certamente accolta, è l’avvio dal prossimo 1° settembre, dei nuovi indirizzi limitato alle sole prime classi. Proprio per questo il termine ultimo dell’iscrizione alle superiori è stato posticipato al 26 marzo anche se sia i sindacati che le famiglie lamentano il poco tempo a disposizione per capire cosa cambia e decidere il futuro scolastico dei figli.

La riforma non si è preoccupata della salvaguardia del posto di lavoro delle migliaia di precari della scuola, ma prenderà, invece, in esame la possibilità di istituire Poli per il Turismo ovvero istituti di istruzione superiore che comprendano l'istituto tecnico per il turismo e quello professionale per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera. In pratica si mettono sotto un unico nome tre ex istituti scolastici. Un grande cambiamento.
La riforma che qualcuno definisce “epocale” introduce due nuovi licei: il musicale-coreutico e quello delle scienze umane. Mentre i nuovi istituti tecnici si divideranno in 2 settori (economico e tecnologico) e 11 indirizzi. “Non c’è nessun obiettivo didattico” dice l’Unione studenti, l’unico scopo è il risparmio, perciò il ministro avrebbe insistito fino a questo momento per avviare i cambiamenti dal prossimo settembre.

Dalle carte sembrerebbe che la Geografia sia destinata a sparire dalle materie di insegnamento. I senatori della maggioranza dicono che “questa materia non è in pericolo”, ma l’associazione italiana insegnanti di geografia è già scesa in campo con un appello su internet a cui si può aderire per difendere questa materia. Secondo una prima lettura, la geografia sarà eliminata del tutto negli istituti nautici e accorpata, nei licei, alla storia con il risultato che saranno fatte male entrambe. Così se oggi in media uno studente dimentica tutte le Regioni d’Italia e non conosce i capoluoghi di provincia, a breve non saprà nemmeno quali sono i confini italiani.

Il sindacato Gilda degli insegnanti ha indetto per domani, 29 gennaio, una giornata di protesta nazionale contro “la politica dei tagli condotta da questo governo”.