Se i troppi stranieri spingono
gli alunni italiani verso le private...

da Tuttoscuola, 17.1.2010

Il grido d'allarme è venuto da uno studio pubblicato sul sito della Banca Italia, secondo il quale l'immigrazione influenza il sistema scolastico negativamente con l'effetto, tra gli altri, di determinare un aumento degli iscritti (italiani) alle scuole private.

I dirigenti di Banca Italia, nel pubblicare gli esiti dello studio, hanno voluto separare le risultanze dello studio dalle valutazioni dell'istituto sul problema. Ma il sasso nello stagno è stato buttato e resta con tutti i suoi effetti che non hanno tardato a farsi sentire con la presa di posizione della Cgil-scuola che, attraverso il segretario nazionale, Pantaleo, ritiene sbagliato temere una migrazione di studenti italiani verso le scuole private di fronte a una massiccia presenza di alunni stranieri.

L'ipotesi dello studio è che gli immigrati, con reddito inferiore anche a parità di qualifiche rispetto ai cittadini italiani ed essendo sprovvisti di diritto di voto, e dunque incapaci di orientare le scelte pubbliche sulla tassazione per finanziare il sistema scolastico, causeranno una diminuzione della qualità media delle scuole pubbliche e un'espansione di quelle private. "Se un numero sufficiente di genitori sceglie la scuola privata - si legge nello studio - le risorse per la scuola pubblica diminuiranno perché crescerà la quota di elettorato che non vota per allocare al sistema pubblico le risorse delle tasse".

In questo contesto, continua lo studio, "un maggior numero di immigrati riduce la qualità media della scuola pubblica aumentando il numero di studenti iscritti i cui genitori contribuiscono meno al finanziamento". Inoltre, non avendo diritto di voto, gli immigrati non sono in grado di influenzare la maggioranza verso un aumento delle aliquote. E dunque "a fronte di una minore spesa media, aumentano gli incentivi dei cittadini più ricchi a scegliere la scuola privata e a votare per aliquote minori". Lo studio sembra basarsi, dunque, su ipotesi che prospettano uno scenario non immediato, ma certamente esso è musica per le orecchie del ministro Gelmini e per il "suo" tetto del 30%.