In contrattazione integrativa
difendiamo la Costituzione: no allo "sniffer".

di  Piero Morpurgo, 21.10.2010

Il 3 novembre 2009 a Madrid è stata redatta la Declaracion de la sociedad Civil[1]: numerose associazioni internazionali hanno manifestato la loro inquietudine per l’invadenza dei mezzi di controllo elettronici nei luoghi di lavoro. Preoccupano le telecamere, ma soprattutto le analisi del ‘traffico’ dei computer. Attualmente, attraverso programmi relativamente semplici denominati ‘sniffer’, un datore di lavoro può sapere tutto ciò che avviene in ogni computer di un’azienda: tutti i dati, le password, le email, vengono catturati all’insaputa dell’utente e archiviati in un fascicolo che può esser visto dal dirigente.

La prassi è illecita, ma ampiamente diffusa anche nelle scuole. Già lo Statuto dei Lavoratori,con grande lungimiranza, aveva stabilito che: “È vietato l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori (art. 4 Legge 300/1970)”. Dell’esistenza di uno ‘sniffer’ non ci si può accorgere e il grave rischio è che un docente che in un’ora libera consulti il conto in banca e la propria posta elettronica metta in mano a un ‘controllore’ tutti i dati della propria vita privata. I fautori degli ‘sniffer’ asseriscono che questo intrufolarsi nei dati personali dei lavoratori avviene nell’interesse dell’Istituzione, ma ci debbono essere dei limiti tecnici ed etici[2]. Però ad un recente corso di aggiornamento sulla sicurezza informatica il consulente del MIUR ha replicato ad alcuni sostenitori di questa prassi che la stessa ‘direttiva Brunetta’ prevede che non si possano controllare i sistemi informatici in modo continuativo perchè[3]:

  • innanzitutto deve essere rispettato il principio di proporzionalità, che si concreta nella pertinenza e non eccedenza delle attività di controllo. Le limitazioni della libertà e dei diritti individuali devono, infatti, essere proporzionate allo scopo perseguito; è in ogni caso esclusa l'ammissibilità di controlli prolungati, costanti e indiscriminati;

  • inoltre, l'introduzione di tecnologie e di strumenti per il controllo sull'uso della rete e della posta elettronica deve essere fatto rispettando le procedure di informazione/consultazione delle rappresentanze dei lavoratori previste dai contratti collettivi;

  • infine, i lavoratori devono essere preventivamente informati dell'esistenza di dispositivi di controllo atti a raccogliere i dati personali.

Qualora un’Istituzione volesse garantirsi dall’uso improprio delle apparecchiature informatiche dovrebbe utilizzare apparecchiature e procedure sigillate accessibili solo dall’Autorità Giudiziaria. Insomma il datore di lavoro non può impersonare il Controllore dei romanzi di Orwell e di Huxley. Sono in gioco libertà costituzionali fondamentali e la GILDA intende difenderle; pertanto sarà opportuno chiedere in ogni contrattazione integrativa che figuri la menzione esplicita: in questa scuola non si usano ‘sniffer’.

C’è un allarme internazionale sulle violazioni delle libertà di pensiero provocate da questi sistemi di monitoraggio della nostra attività informatica e The Public Voice[4] ne testimonia la gravità. Ancora una volta la GILDA si schiera perché si pratichino e si difendano le libertà della Costituzione della Repubblica Italiana.

                                                                           Piero Morpurgo

 


NOTE

[1] http://thepublicvoice.org/madrid-declaration/es/

[2] http://www.regione.veneto.it/NR/rdonlyres/14E42161-23E3-4D6D-86B3-C4B1A06B7CDC/0/RVE_Seminario613_1ma.pdf

[3] http://www.altalex.com/index.php?idnot=46285

[4] http://thepublicvoice.org/madrid-declaration/endorsement/default.php